La nascita a Padova del centro del cambio di sesso, votato all’unanimità dal Consiglio regionale del Veneto e annunciato dal governatore Luca Zaia, sta facendo molto discutere.
Non tanto per la realizzazione del centro in sé, definito da Zaia “una scelta di civiltà”, ma per la decisione presa da una giunta regionale di centrodestra.
L’idea però sembra non convincere il leader della Lega Matteo Salvini. “Sicuramente in sanità ci sono urgenze ed emergenze che mi sono ben chiare – ha detto il ministro ieri a margine dell’inaugurazione del cantiere del collettore di Ats a Treviso -. Per quello che riguarda il cambio del sesso non ho abbastanza elementi per rispondere e non penso che la cosa mi riguarderà finché campo” ha detto il vice di Giorgia Meloni lasciando intendere un certo disappunto.
“L’amore è bello, libero e sacro e ognuno ama chi vuole – ha proseguito Salvini -. Ognuno fa quello che vuole, a me basta che non si metta in discussione il fatto che la mamma è la mamma e il papà è il papà e il bimbo viene al mondo se ci sono due genitori di sesso opposto, e la stessa cosa vale se qualcuno vuole adottare un figlio. Per me ci sono altre priorità, come il lavoro e le infrastrutture”.
Zaia ha ricevuto anche contestazioni da CasaPound: nella notte tra giovedì e venerdì sono state affisse nei muri delle principali città venete (tra cui anche all’esterno della biblioteca comunale di Treviso) gigantografie che accostano parodisticamente il governatore al ddl Zan. “Ddl Zan-Zaia, recitano i manifesti”.
“Io condanno ogni tipo di attacco – conclude Salvini -. Luca (Zaia ndr) è un orgoglio, un grande governatore. Poi siamo in democrazia e io di attacchi ne ho circa una trentina al giorno, quindi se dovessi stare dietro agli attacchi, agli insulti e alle minacce passerei le mie giornate male. C’è chi passa il tempo a criticare mentre noi governiamo”.
Solidarietà per le contestazioni ricevute sono arrivate a Zaia anche dal Coordinamento LGBTE di Treviso: “Una strumentalizzazione becera, quella che attraverso manifesti che attaccano il presidente del Veneto, non contempla quanta sofferenza e dolore tale inerzia istituzionale abbia causato in questo lungo tempo e quanto sia per nulla ideologico il percorso di cambio di sesso che le persone intraprendono e per le quali il sistema pubblico ha il dovere di dare sostegno e precedere e attivare servizi e strutture sanitarie adeguate – si legge nella nota -. Persone che, ricordiamo agli artefici dei manifesti, sono cittadini e cittadine, sono lavoratori e lavoratrici, sono contribuenti, professionisti, sono famiglie”.
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