Organizzare “stati generali” per contrastare l’”effetto Maranza” che negli ultimi mesi è sbarcato anche nella Marca. Questa l’idea di Giampaolo Sbarra, storico rappresentante dell’associazione docenti e dirigenti scolastici italiani e consigliere comunale di lungo corso.
Parole che arrivano dopo la decisione del bar di Ponte della Priula (seguito poi dal Mattorosso di Montebelluna) di vietare l’ingresso a chi indossa “tuta e cappellini” segni per eccellenza del nuovo movimento giovanile dei Maranza.
Professore, in questi giorni si parla molto di Maranza, sia dal punto di vista dell’ordine pubblico sia da un punto di vista sociologico. Lei, che rappresenta i docenti, cosa ne pensa di questo fenomeno? Esiste davvero nelle scuole?
“Non frequento quegli ambienti, ma ho letto che in alcuni casi si è tentato di impedire l’ingresso a certe persone che sembrano frequentare determinati luoghi con l’intento di creare disturbo. Esiste un problema di percezione dell’insicurezza, un fenomeno piuttosto diffuso.
Forse non è piacevole da dire, ma è un aspetto da considerare. Questo sentimento generale di insicurezza si percepisce non solo nelle scuole, ma anche nelle città e nelle conversazioni quotidiane con amici e conoscenti.
Ci sono orari della giornata e zone della città in cui si tende a passare velocemente, guardandosi intorno con attenzione. Questa percezione dell’insicurezza va affrontata e sconfitta”.
Come?
“Sicuramente esiste un problema di ordine pubblico, che riguarda le forze dell’ordine. Ma c’è anche un problema educativo e informativo: bisogna lavorare su più livelli.
Come possiamo aiutare chi prende una strada sbagliata, evitando che certe situazioni degenerino? L’altro giorno riflettevo sull’idea di organizzare tre giorni di Stati Generali della Sicurezza e del Benessere. Sicurezza e benessere vanno di pari passo. È fondamentale coinvolgere tutte le forze che possono agire sul piano educativo: forze dell’ordine, scuole, famiglie, associazioni. Ci sono molte realtà che possono dare il loro contributo.
Tuttavia, serve un lavoro coordinato. Non possiamo affidarci esclusivamente all’ordine pubblico, perché non è sufficiente. E non possiamo basarci solo sulla solidarietà, perché nemmeno questo basta. Serve un’azione congiunta, sfruttando tutte le risorse disponibili in città”.
Quindi tre giorni di confronto per mettere insieme tutte le parti interessate e affrontare il tema sotto diversi punti di vista?
“Esattamente, ma non deve essere un’iniziativa isolata. Deve diventare un percorso a lungo termine, indipendente dal colore politico di chi governa. Alcune questioni non sono né di destra né di sinistra, ma riguardano la qualità della vita nelle nostre città.
Se domani cambiasse l’amministrazione, che sia di centrodestra o di centrosinistra, ciò che conta è che si continui a portare avanti una politica positiva. Un coordinamento efficace oggi potrebbe garantire risultati concreti nei prossimi 5, 6 o 10 anni”.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e Video: Simone Masetto)
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