Non c’era nessun libro che raccontasse nel dettaglio in ottica moderna, con le biografie dei personaggi, gli schizzi e le piantine, tutta la vicenda degli Arditi, dei soldati di fanteria e degli aviatori protagonisti della “Battaglia del Montello”.
Questo almeno fino a quando non è stato pubblicato il libro “La Battaglia del Montello e la leggenda del Piave”, scritto dal Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino, dall’editore e storico Paolo Gaspari e dallo studioso Roberto Tessari.
Il libro è stato presentato alla libreria “Lovat” di Villorba lo scorso venerdì 10 gennaio 2020, davanti ad un grande pubblico di appassionati.
“La battaglia del Montello – ha spiegato il Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino – è stata vinta per un fattore molto semplice: impedire agli austriaci di avanzare sulla riva destra del Piave e di crearsi lo spazio di manovra necessario per creare la base logistica e di fuoco indispensabile per la loro avanzata. Sono rimasti ingabbiati a ridosso del fiume e a quel punto non avevano nessuna possibilità di sviluppo e la ritirata era la conseguenza inevitabile”.
“In questa battaglia è stato fondamentale il ruolo dell’aviazione – prosegue -, innanzitutto per dirigere il tiro dell’artiglieria, colpendo i punti di passaggio attraverso il Piave, poi per andare a colpire le truppe austriache mentre si avvicinavano al Piave e cercavano di dispiegarsi sulla riva destra. Naturalmente questo è stato possibile perché l’aviazione italiana godeva della superiorità aerea. I nostri cacciatori, primo fra tutti Francesco Baracca, erano riusciti a conquistarla e a mantenerla durante tutta la battaglia”.
“Senza questa battaglia – ha affermato Paolo Gaspari, editore e storico – l’esercito austriaco non sarebbe mai stato sconfitto. In ogni caso, la storia presente nei manuali scolastici è una storia tutta al maschile, non ci sono figure femminili, mentre nella Prima Guerra Mondiale la storia è piena di donne. Per la vittoria, infatti, è stato indispensabile il sostegno di tutte le donne, dalle crocerossine, alle suore e a chi ha assistito i circa 350 mila orfani”.
“La storiografia che viene insegnata a scuola – conclude – è vecchia di mezzo secolo fa perché non è stata aggiornata. Gli studi sono andati avanti, le ricerche negli archivi sono state fatte con grandi risultati dal punto di vista conoscitivo e del racconto, ma questo non fa parte del patrimonio insegnato a scuola. Nella scuola italiana, se non c’è un insegnate bravo e appassionato, manca completamente il racconto. Mancando il racconto mancano i personaggi, anche quelli che compiono delle azioni straordinarie come quelli raccontati nel nostro libro. Mancando azioni straordinarie questi giovani a chi si rifanno per avere un’etica del comportamento quando veramente le cose si fanno difficili e uno deve scegliere se avanzare, affrontando le difficoltà, oppure ritirarsi?”
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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