Non calpestate il mio sogno: l’Agenda Doppio Tempo racconta la storia di Riza

Non calpestate il mio sogno: l'Agenda Doppio Tempo racconta la storia di Riza
Non calpestate il mio sogno: l’Agenda Doppio Tempo racconta la storia di Riza

Riza ha 26 anni, una bimba, Arfa di 3 anni, un marito, Ariful di 32, e altre due bimbe in grembo, Atifa e Akifa, attese per fine ottobre. Alla data di pubblicazione di questa agenda avrà partorito le gemelle e sarà in maternità. Riza viene dal Bangladesh, è in Italia dal 2013 dove con i tre fratelli ha seguito i genitori per lavorare e costruirsi un futuro migliore.

“Ho lasciato Comilla, la mia città, a 16 anni: lì avevo fatto studi di contabilità ma qui il mio diploma non era riconosciuto, per cui aiutavo anche come parrucchiera per arrotondare. Papà, grazie al lavoro in fabbrica, aveva affittato casa e ci poteva ospitare.

Appena arrivata ho frequentato il corso di italiano con mia mamma, che aveva 47 anni. Senza la conoscenza della lingua, infatti, tutte le strade erano sbarrate e non era possibile inserirsi. I primi momenti sono stati difficili e il non poter comunicare mi creava molta angoscia. Poi piano piano ho imparato l’italiano e, grazie al consiglio di alcuni insegnanti, mi sono iscritta all’Istituto Mazzotti, dove sono riuscita a prendere il diploma di tecnico del turismo facendo il corso serale. Mio padre non aveva la macchina, quindi a sera tardi (dopo le 23) mi veniva a prendere in bicicletta alla fine delle lezioni, anche con la pioggia e il freddo.

Spesso andavo a piedi, poi ho imparato ad andare anche io in bici e così sono riuscita a rendermi autonoma negli spostamenti. Il diploma è stata una conquista fondamentale, tanto che oggi riesco anche a pensare di potermi iscrivere, prima o poi, all’Università: mi piacerebbe approfondire il settore della contabilità e della finanza, ripercorrendo i miei studi giovanili. Prendere la laurea per me sarebbe un sogno. Ora però sto aspettando due bimbe e devo pensare a loro, a trovare una casa e un lavoro per mio marito, disoccupato da quattro mesi dopo due mesi di lavoro da McDonald’s. Quando mi sono sposata avevo 23 anni e l’anno dopo (era il 2019) è nata Arfa.

Mio marito ha studiato economia ma non conosce ancora bene la lingua italiana, la sta studiando adesso e sta facendo dei colloqui. In questo momento viviamo in una casa molto piccola coi miei genitori, che mi hanno sempre aiutata molto, ma quando arriveranno le bimbe non basterà, per questo ho fatto domanda al Comune per avere una casa in emergenza”.

Riza è di religione musulmana e ha seguito un modello famigliare a lei vicino: figli presto e lavoro. Non ha mai aspettato aiuti da nessuno e ha capito che lo studio poteva darle la svolta e regalarle un futuro migliore. Oggi ha (quasi) tre figlie, un diploma, un rapporto solido con suo marito, anche se – sottolinea – “lui voleva solo un figlio e questa seconda gravidanza – per di più gemellare e a rischio, visto che ho due sacche e una placenta unica – ci ha colti di sorpresa. Non mi scoraggio, in qualche modo ce la faremo. Qui a Treviso sono ben seguita dal punto di vista sanitario e sto facendo il corso per il parto. Arfa da quest’anno va all’asilo e poi conto sul nido. In Italia ho fatto pulizie, aiuto parrucchiera, vari stage e ho collaborato con l’Associazione I Care; ora sono in maternità e penso alle bimbe, spero in un lavoro definitivo e nella cittadinanza”.

Per le donne, in molte parti del mondo, questo non è un momento facile. “Sì lo so – spiega Riza – considero giusta e sacrosanta la protesta delle donne iraniane di questi giorni. Io però credo nella mia religione e porto il velo, col volto scoperto, non come un obbligo ma come un segno di rispetto. Mio marito è una brava persona e spera che prima o poi io mi possa laureare, stiamo cercando di costruirci una famiglia come tanti ragazzi e ragazze della nostra età. Conosco la Costituzione italiana e la rispetto. Spero che le mie bambine possano crescere come donne libere, nelle scelte e nello studio, che conducano una vita nel rispetto delle persone e con senso di umiltà e dignità. Come musulmana non mi sento discriminata, mio marito mi rispetta e nella nostra religione la figura femminile è importante, viene assimilata al paradiso. Ora penso ad affrontare il parto e il primo periodo delle gemelle. Una cosa alla volta, spero di farcela”.

(Foto: Agenda Doppio Tempo).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati