Si celebra oggi, martedì 17 maggio, la Giornata internazionale contro l’omofobia, (l’avversione nei confronti degli omosessuali), la bifobia (discriminazione verso le persone bisessuali) e la transfobia (l’intolleranza verso i transgender).
Questa è una data considerata storica per la comunità LGBT poiché il 17 maggio 1990 l’organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, rimosse l’omosessualità dalla lista internazionale delle malattie mentali.
Il fondatore di tale ricorrenza fu Louis-George Tin, scrittore, attivista francese, impegnato nella lotta contro l’omofobia e il razzismo.
Egli nel 2006 lanciò dalla Francia un appello all’assemblea generale dell’ONU per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentando un testo contenente le firme di molte personalità del mondo della cultura, della politica, ma anche di Premi Nobel, tra i quali Dario Fo, drammaturgo, attore e scrittore italiano, Amartya Kumar Sen, economista, filosofo e accademico indiano e Desmond Tutu, arcivescovo anglicano sudafricano premio Nobel per la Pace nel 1984.
La data del 17 maggio è stata ufficialmente istituita dal Parlamento Europeo il 26 aprile 2007 e viene attualmente celebrata da tutti i 27 Paesi membri, anche se inizialmente osteggiata dal Vaticano.
In Italia esiste, inoltre, READY, la rete delle Regioni, Province autonome ed Enti Locali impegnati a prevenire e contrastare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Tale rete, nata a Torino il 15 giugno 2006, nell’ambito del Paride nazionale, offre alle pubbliche amministrazioni uno spazio di condivisione e interscambio al fine di tutelare i Diritti umani delle persone gay, bisessuali, transgender e coopera con istituzioni, nazionali e internazionali, Associazioni e reti territoriali.
Nonostante ciò, la nostra è tra le poche nazioni a non avere ancora leggi che tutelino tali minoranze. Al primo posto, come paese più progressista nei diritti Lgbtq, c’è Malta, che per il settimo anno consecutivo ottiene il podio, in particolar modo dopo l’introduzione delle leggi civili, dei diritti di adozione per le coppie dello stesso sesso e dell’istruzione inclusiva.
Sono in buona posizione anche la Francia, con leggi ad hoc dal 2003 quando in carica c’era il presidente di centrodestra Jacques Chirac, la Svezia, considerato lo Stato più gay friendly del mondo (chi minaccia o disprezza gli omosessuali rischia fino a 4 anni di carcere), ma anche molti altri, tra i quali il Regno Unito, il Portogallo, la Spagna e la Norvegia, che fece il primo decreto in merito nel 1981 e nel 2020 incluse i reati d’odio contro i transgender e i bisessuali.
L’Italia è al 22 esimo posto della classifica, l’ultima in Europa occidentale, dietro anche all’Ungheria di Viktor Orban che nel giugno 2021 ha vietato la condivisione di qualsiasi contenuto promuova l’omosessualità o il cambio di sesso in luoghi pubblici e a chiunque abbia meno di 18 anni. Lo scorso anno in Italia è stato affondato in Senato la legge – Ddl Zan promossa dal deputato padovano del Partito Democratico Alessandro Zan, che intendeva introdurre pene per i reati di omotransfobia e i crimini d’odio e che sarebbe stato un valido alleato nella lotta contro le violenze che colpiscono queste comunità.
Nell’Alta Marca non mancano le realtà associative che si impegnano per i diritti civili delle comunità Lgbt+, come Agedo Treviso (qui un’intervista della presidente Manuela Pelizzon nella nostra redazione). Poco più di un mese fa, ha suscitato vasto interesse il “coming out” dell’influencer di Farra di Soligo Nicola Canal, che via social ha deciso di rendere nota la propria omosessualità (qui l’articolo).
(Foto: web).
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