Anche i fedeli induisti dell’Alta Marca Trevigiana e del Veneto festeggiano oggi la “Festa della Luce” (Diwali o Dipavali), una ricorrenza religiosa importantissima che simboleggia la vittoria sulle forze del male rappresentate dalle tenebre.
Gli induisti della Provincia di Treviso, cittadini originari dell’India ma anche italiani convertiti o persone provenienti da altre nazioni, festeggeranno in casa con le famiglie (vedi articolo).
In questo periodo di prova per l’emergenza Covid, non mancheranno le preghiere per i malati e per chi sta soffrendo per le conseguenze economiche della pandemia, senza dimenticare che anche in India il virus ha colpito la popolazione locale peggiorando le disuguaglianze sociali già molto grandi.
Questa festa è apprezzata anche dai non induisti e molti italiani portano avanti alcune tradizioni legate a questa ricorrenza religiosa.
Nella notte priva di luna si accendono in onore della dea Lakshmi migliaia di lucerne, che si dispongono in lunghe file sulle terrazze, sui davanzali e davanti alle soglie delle case, oppure si affidano alla corrente dei fiumi delle piccole candele poste in confezioni biodegradabili.
Con il Diwali, inoltre, si ricorda il ritorno del principe Rama nella città di Ayodhya dopo il lungo esilio e mille difficoltà.
“La festa di Diwali, festa delle luci, rappresenta la divina unione di Lakshmi con il dio Vishnu – spiegano dall’Unione Induista Italiana – In questo periodo ogni luce, ogni lumino e ogni lampada vengono accese in onore della venuta di Lakshmi sulla terra, come per rischiararle il cammino e rendere ogni casa, ogni villaggio e ogni capanna sparsa nella foresta accoglienti e pronti per la visita della Madre Divina portatrice di abbondanza e prosperità”.
“Nel sud India, in questi giorni, nelle prime ore del mattino (alle quattro), dopo il brahmamuhurta gli indù si lavano, si cospargono il corpo di olio e indossano, così puliti e profumati, dei vestiti nuovi – continuano – I più fortunati fanno il bagno nel fiume Gange in segno di purificazione. È diffusa anche l’usanza di scambiarsi abiti, sari e doti dai vivaci colori; anche i datori di lavoro, in questi giorni, regalano vestiti ai propri dipendenti. Ognuno dimentica gli antichi rancori, tutti sono gentili e festosi e si abbracciano gioiosamente (questo prima del Covid) in segno di amicizia”.
“La vibrazione molto intensa che aleggia negli animi delle persone si sente nell’aria – concludono dall’Unione Induista Italiana – ed è così potente da cambiare, anche solo per qualche giorno, il cuore delle persone e avvicinarlo all’amore divino”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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