Trent’anni alla guida del Suem di Treviso, il passaggio al 118 di Venezia e ora (in contemporanea) l’incarico come Regional Medical Care Manager per le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026. Traducendo, il dottor Paolo Rosi sarà il responsabile delle emergenze durante i Giochi sia per quanto riguarda gli atleti in gara sia per i moltissimi tifosi che “invaderanno” la Conca.
Se da un lato l’ospedale Codivilla di Cortina d’Ampezzo sarà trasformato nel “Policlinico Olimpico”, fungendo da centro nevralgico per l’assistenza sanitaria durante le competizioni, altri ospedali della regione verranno sfruttati (ma tutti speriamo di no) per gestire le emergenze più gravi.
Rosi non è certamente nuovo alle sfide e grazie alla sua esperienza consolidata in medicina d’urgenza e gestione sanitaria, sta costruendo una rete di assistenza capillare, capace di rispondere con tempestività a qualsiasi emergenza negli spettacolari, ma al tempo stesso impervi, luoghi delle gare.
Dottore, come sarà organizzata l’assistenza sanitaria durante i giochi olimpici? E, soprattutto, come verrà gestita la risposta agli infortuni che, anche se speriamo non accadano, potrebbero verificarsi durante le gare?
“Innanzitutto, va ricordato che l’assistenza sanitaria sarà gestita attraverso un dispositivo comune tra Lombardia e Veneto, dato che i giochi si svolgeranno in entrambe le regioni. Il coordinamento generale è affidato alla Fondazione Milano-Cortina, delegata dal Comitato Olimpico Internazionale per garantire l’assistenza a tutti gli atleti. Ogni regione e provincia autonoma coinvolta nei giochi svilupperà poi un proprio dispositivo sanitario, in linea con le direttive del Comitato Olimpico. Noi, come Veneto, stiamo strutturando un modello specifico”.
E quindi di cosa vi occuperete?
“Oltre agli infortuni degli atleti ci occuperemo anche di eventuali malori o incidenti tra gli spettatori e il personale coinvolto nell’organizzazione dell’evento. Inoltre, sarà fondamentale la tutela della salute pubblica: la grande concentrazione di persone durante le Olimpiadi rappresenta un potenziale rischio, anche dal punto di vista infettivo. Per questo motivo, verrà attivato un sistema di sorveglianza sanitaria efficace. Infine, ci sarà anche una forte attenzione alla promozione della salute, un obiettivo richiesto dagli organizzatori stessi”.
Le Olimpiadi si svolgeranno in un territorio montano, una realtà complessa. Quali sono gli scenari che vi preoccupano di più?
“È vero che il contesto montano è predominante, ma dobbiamo considerare anche altri scenari, come la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi e l’inaugurazione dei Giochi Paralimpici, che si terranno all’Arena di Verona. Dal punto di vista tecnico, gestiamo abitualmente emergenze in questi ambienti e non siamo particolarmente preoccupati sotto questo aspetto. Ciò che rende l’evento più complesso è la presenza di partecipanti da tutto il mondo, ognuno con esigenze diverse. Il nostro obiettivo sarà quindi adattare un modello sanitario consolidato a una situazione particolarmente complessa”.
E il personale?
“Quello che è certo è che impiegheremo donne e uomini dipendenti del servizio sanitario che già fanno queste cose come loro lavoro ordinario, proprio perché vogliamo la massima professionalità e quindi non appalteremo questo servizio a qualcuno. Lo gestiremo in casa con il personale di tutte le aziende sanitarie”.
L’ospedale di Cortina verrà riaperto, ma ci sarà anche una rete ospedaliera a supporto. Come funzionerà?
“Il regolamento dei Giochi prevede la presenza di un policlinico olimpico dedicato agli atleti. In Veneto utilizzeremo l’ospedale Codivilla di Cortina, che sarà completato poco prima dell’inizio delle Olimpiadi, mentre l’ospedale Putti (l’altro ospedale cortinese ndr) continuerà la sua attività senza interruzioni, questo perché una delle regole dei Giochi è che l’assistenza alla popolazione non dovrà subire alcun impatto. Tutto ciò che verrà implementato sarà un’aggiunta ai servizi esistenti. Gli ospedali di riferimento per l’evento saranno quelli di Belluno e Treviso, sia per gli atleti che per gli spettatori, e quello di Verona per le cerimonie”.
Che ne sarà poi di questi investimenti?
“Un aspetto molto importante di questi giochi è la legacy, ovvero l’eredità che vogliamo lasciare al territorio. Gli investimenti fatti in strutture, attrezzature e mezzi serviranno a potenziare il sistema di emergenza anche dopo la fine delle Olimpiadi, evitando sprechi e creando un beneficio duraturo per la popolazione”.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e Video: Simone Masetto)
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