I sondaggi confermano il pessimismo tra gli imprenditori artigiani della Marca: “La parola d’ordine è resistere”

C’è pessimismo tra gli imprenditori artigiani della Marca Trevigiana. Lo ha rilevato Confartigianato attraverso un questionario che ha interessato, oltre a Treviso, l’intero Veneto, per un totale di 1.500 interviste. Sono fermi assunzioni e investimenti a causa dell’incertezza del periodo.

“Il nostro artigianato è stato colpito al cuore dall’emergenza Covid-19 – sottolinea Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – il 54% delle aziende, contro il 51,3% a livello regionale, ha perso più del 25% del fatturato. C’è la volontà di ripartire, ma in questo momento manca una visione di futuro. La parola d’ordine è resistere”.

Scorrendo i dati, emergono alcune linee di tendenza che caratterizzano la Marca Trevigiana. Quello più significativo riguarda la propensione al mantenimento del proprio personale, il 53,5% a Treviso contro la media regionale del 51,9, e che trova una conferma anche nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che ha interessato l’81,8% delle imprese artigiane in provincia.

“I numeri la dicono lunga – fa notare Sartor – sull’approccio ideologico del decreto “Agosto” che ha prorogato il blocco dei licenziamenti, introducendo peraltro la deroga solo tramite contratti collettivi aziendali, propri della grande impresa, escludendo la contrattazione territoriale che caratterizza le relazioni sindacali dell’artigianato e delle pmi. L’artigiano investe nelle risorse umane, sa utilizzare gli strumenti per salvaguardare le professionalità che ha concorso a preparare in anni di attività. I problemi veri del rilancio sono altri, per esempio l’aiuto finanziario”.

Proprio questo aspetto ha visto negli artigiani trevigiani una maggiore propensione alla richiesta di contributi a fondo perduto e l’evidenziazione di una forte esigenza di liquidità, con il 58,5% degli imprenditori che ha dovuto attingere ai propri risparmi.

“È necessario sostenere gli investimenti – rilancia Sartor – che sono bloccati o non programmati, sono le uniche misure che possono dare una prospettiva alle imprese e che portano in dote nuova occupazione”.

Non a caso circa il 40% degli intervistati trevigiani (oltre un terzo del totale) prenderà in considerazione la possibilità di assumere, a conferma che la voglia di andare avanti è forte nella Marca Trevigiana. L’edilizia è il settore che più di altri dichiara che certamente assumerà, reagendo positivamente all’attese di una domanda in crescita, spinta dalle detrazioni del 110%.

Tuttavia, come emerge chiaramente dai dati, a vincere in questo momento è l’incertezza sul futuro, anche legato a una possibile seconda ondata del Covid-19, con lo spettro di un nuovo “lockdown”.

“Ben vengono, dunque, il sostegno alla cassa integrazione e la decontribuzione sulle assunzioni – conclude Sartor – ma gli effetti positivi si vedono dove ci sono prospettive di rilancio del mercato come nel caso delle costruzioni. Fondamentale dunque la politica di sostegno al green new deal, gli investimenti su tecnologie digitali, nonché l’attenzione per processi di reshoring in modo da attivare segnali di crescita della domanda”.

(Fonte: Confartigianato Imprese Marca Trevigiana).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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