“Le imprese del commercio e del turismo (esclusi gli alimentari), sono state in assoluto le più penalizzate dalla pandemia”. Parte da questo assunto l’intervento di Federico Capraro, presidente provinciale di Ascom – Confcommercio, nel giorno che segna l’inizio dell’ultimo mese dell’anno, tradizionalmente “vocato” anche agli acquisti in vista delle festività.
“Ora ci aspetta un Natale con nuove norme, il super Green pass, nuovi colori e nuove categorie di utenti/cittadini – prosegue Capraro – I tamponati, i vaccinati, i guariti, gli ammalati, i greenpassati e i supergreenpassati, i no vax, i no pass, i timorosi, i negazionisti, i complottisti, gli assenteisti. Una galassia Covid che ha generato una delle peggiori spaccature sociali del secolo e che ha aggiunto al virus un contenuto di ideologia che non ha mai avuto nessun’altra pandemia nella storia. Siamo all’inizio della quarta ondata e del terzo inverno di epoca Covid e rischiamo di perdere, in questo mese di dicembre, il 40% del fatturato dopo due anni di pesanti penalizzazioni. È forte e vivo in tutti il ricordo delle strette e degli allentamenti, delle chiusure e delle riaperture controllate, delle paure e delle speranze, della tensione rigorista e dell’allentamento rilassato. Abbiamo dato prova, in Veneto, a Treviso e più in generale nel nostro Paese, di aver saputo gestire la pandemia meglio che in altri territori. Le nostre imprese, con il supporto delle associazioni di categoria, hanno fatto fronte a una situazione drammatica e mutevole. Abbiamo imparato a vivere e gestire le nostre attività con il fattore incertezza a 360 gradi. Oggi, di fronte alle manifestazioni no pass e no vax, di fronte al mercato nero dei Green pass e di fronte al rialzo dei contagi, se da una parte può esserci la tendenza a rifiutare, dall’altra dobbiamo tutti alzare ancora una volta il livello di responsabilità, di impegno e di coraggio. Lo dobbiamo alla sopravvivenza delle nostre imprese, ai nostri dipendenti, alle nostre famiglie e ai tanti consumatori che continuano a darci fiducia. È una forma di rispetto per quanto abbiamo perso umanamente ed economicamente”.
Capraro torna su un concetto a lui caro: “Siamo l’ossatura delle città e dei quartieri, se si spegne l’insegna di un negozio, si spegne la vita. Quante volte abbiamo atteso la “nuova normalità”? Quante volte ci siamo detti “bisognerà convivere con questo virus, che muta e si fa conoscere nelle maniere più subdole”: ebbene, siamo giunti in questa nuova normalità e in questa convivenza stabile. Il virus muta, si abbassa, si rialza ma non si eradica, esiste. L’istinto è quello di abbassare la guardia e di cedere al logorio del divisionismo e della demagogia: libertà contro dittature, comunità contro il singolo, fallimenti contro successi. Non è questa la strada giusta: la sfida, per noi, operatori del commercio e del terziario, che ogni giorno vediamo in faccia i consumatori-cittadini, non è stare da questa o da quella parte, come se ci fosse un bene e un male, un giusto e un ingiusto, un dritto o un rovescio della faccenda. E’ molto più semplice. Sta nel rispetto delle regole, nello sforzo continuo dell’applicarle, nella fiducia verso chi si assume le responsabilità, nel rispetto della libertà di ciascuno laddove consacri il diritto a lavorare e a non far ammalare gli altri.
Occorre, ora più che mai, uscire dalla logica di questa dialettica assoluta che contrappone ed esaspera intere fasce di popolazione, ed entrare nella logica cogente molto più relativa della vita quotidiana, fatta dall’accettazione che, in questa guerra (perché di fatto siamo in una delle guerre più drammatiche dell’ultimo secolo), non esistono verità assolute ma solo relative, perché la scienza procede per tentativi e adattamenti, trova soluzioni ed imposta strategie. Le uniche che consentono di vivere, lavorare, incontrarsi, stabilire relazioni, fare progetti, mantenersi attivi, pagare gli stipendi a fine mese, programmare una vacanza o un’uscita al ristorante. In una parola: continuare a vivere e a far vivere le nostre città e i piccoli paesi, pur nella convivenza con lo sgradito ospite, ma col diritto di godersi un meritatissimo Natale. Tutto questo – ce lo ha appena ricordato Ennio Doris – perché non dobbiamo dimenticarci che “c’è anche un domani”, un futuro tutto da riscrivere con visioni e ottimismo, nel quale occorre tornare ad essere protagonisti, anche se la variabilità di piani e programmi rende tutto più faticoso. Dobbiamo dirci che in questo difficile sentiment possono trovare un posto d’onore valori tanto citati ma non sempre applicati con coerenza come fiducia, responsabilità, condivisione per costruire insieme una nuova comunità post Covid, sicuramente più matura e consapevole”.
(Fonte e Foto: Confcommercio Treviso).
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