Lo slancio del settore manifatturiero è proseguito anche nel quarto trimestre 2021, recuperando tutto il terreno perduto rispetto ai livelli di produzione pre-Covid. “In provincia di Treviso, la produzione industriale – sottolinea Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno|Dolomiti – è cresciuta del +5,5% sul trimestre precedente, e del +9,1% a Belluno. Su base annua la crescita della produzione industriale è, inevitabilmente, a due cifre, in entrambe le province: attorno al +15% per Treviso, attorno al +20% per Belluno”.
“È il risultato che otteniamo – spiega Pozza – facendo la media delle variazioni tendenziali trimestrali. Certamente, variazioni così sostenute sono dovute al confronto con un anno precedente profondamente condizionato dalla pandemia. Ma anche l’Istat ha certificato, per l’intera economia italiana, una produzione industriale in recupero del +11,5% sul 2020. E a livello territoriale vengono in supporto ai nostri risultati i dati ufficiali (sempre di fonte Istat) relativi all’export: che già nei primi 9 mesi del 2021 evidenziavano un recupero delle vendite all’estero del +17,7% a Treviso, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e del +36,3% a Belluno. Dinamiche analoghe, sempre a due cifre, si registrano anche nel confronto tra quarto trimestre 2021 e quarto trimestre 2020, periodo già di ripartenza del manifatturiero: ciò a conferma della robustezza di fondo del comparto, sancita anche dall’indice PMI Markit, ai massimi storici nel periodo considerato“.
“Il punto cruciale è il seguente – aggiunge Pozza -: questo quadro fin qui decisamente positivo rischia ora di essere compromesso dai forti rincari energetici. Viviamo quasi un paradosso: le imprese hanno ordini, ma sono quasi indotte ad alzare il piede dall’acceleratore, ad allungare i tempi di consegna, per non vedersi le marginalità erose dal costo dell’energia. Stavamo andando verso una normalizzazione degli approvvigionamenti e una riduzione del costo dei noli. Lo stesso settore dei “mezzi di trasporto, colpito dalla crisi dei microchip, ha visto risalire, nel quarto trimestre, la capacità produttiva ben oltre il 75%. Ma concorrono in negativo, a svantaggio dell’economia reale, almeno due fattori: una speculazione sulle attese di rincaro degli energetici che va ben oltre il temporaneo disallineamento tra offerta e domanda di energia post-pandemia (il recupero è stato repentino, verissimo, ma poi il fabbisogno si è riportato ai livelli pre-Covid); questa speculazione, inoltre, sta trovando facile sponda in una visione europea molto fumosa della transizione energetica, che – in virtù di un ideologismo “green” – non ha considerato per niente, in modo realistico, le gradualità necessarie e le dipendenze geopolitiche, ora messe in luce in tutta evidenza dalla crisi russo-ucraina”.
“Le imprese percepiscono i mercati ancora dinamici per i prossimi mesi – conclude Pozza -. E dunque speriamo che la diplomazia riesca a disinnescare queste tensioni geopolitiche, che non fanno bene né alle nostre imprese che operano in quei quadranti, né alla questione energetica. E poi – è l’appello del presidente – riportiamo la politica europea ad una visione meno ideologica e più realista della transizione energetica. Non c’è dubbio che dobbiamo andare in quella direzione, per cambiare passo rispetto alle grandi questioni della sostenibilità dello sviluppo a livello globale: ma la strategia fin qui definita è priva di qualsiasi visione rispetto alla sostenibilità tecnica, economica e sociale della transizione, ai suoi costi e benefici calcolati in tutte le loro interdipendenze. Ed è per questo che ora ci troviamo a pagare l’energia più cara che mai”.
(Foto: archivio Qdpnews.it)
#Qdpnews.it