Provincia di Treviso, l’export cresce del 5,6%: con 12,9 miliardi di euro è il settimo d’Italia

Come già si anticipava nel bilancio di metà anno, i territori veneti non hanno mancato di agganciare la ripartenza del commercio mondiale, dopo la frenata registrata tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.

Il Veneto chiude così il 2017 con un export a quota 61,3 miliardi, in crescita del +5,1% sull’anno precedente, e pari al 13,7% dell’export nazionale (secondo solo alla Lombardia).

Dopo Milano e Torino, si posiziona subito una provincia veneta (Vicenza), con 17,7 miliardi di export ed una crescita del +5,6% sul 2016. Seguono Brescia, Bergamo e Bologna, per poi trovare Treviso al settimo posto, con 12,9 miliardi di export, in crescita come Vicenza del +5,6%.

I primi sei settori dell’export trevigiano sono macchinari industriali (+3,3%), mobili (+3,0%), elettrodomestici (+12,9%), calzature (+6,2%), carpenteria metallica (+9,2%) e abbigliamento (uno dei pochi in negativo, -1,4%). Insieme queste voci rappresentano il 60% dell’export trevigiano.

Da evidenziare la performance delle bevande (leggi: Prosecco): +6,9% la variazione annua dell’export, cui si associa il +6,5% delle vendite di prodotti alimentari. Il sistema agro-alimentare trevigiano ormai esporta beni per un valore prossimo a 1,2 miliardi di euro.

In termini di mercati di sbocco del manifatturiero trevigiano, torna in equilibrio la crescita fra mercati Ue28 (+5,4%) e mercati extra-Ue (+6,1%). Nell’ambito dell’Unione europea risultano sostenuti gli scambi verso la Francia (+6,5%) e verso la Polonia (+20,8%). La crescita a due cifre verso i Paesi Bassi (+17%) è tutta da analizzare, per il possibile effetto-Rotterdam (merci in uscita dal porto verso altre destinazioni). Con il segno negativo l’export verso il Regno Unito: -0,3%. Un segnale troppo debole per sovra-interpretarlo anzitempo come conseguenza di Brexit.

In ambito extra-Ue è da segnalare la ripartenza degli scambi trevigiani verso la Russia: dal -7,7% dello scorso anno si passa al +15,9%. Bene le vendite verso gli USA (+10,4%). In debole flessione invece l’export verso i Paesi Opec (-2,0%). Differenziate infine le dinamiche export in Asia orientale: molto vivaci (a due cifre) verso alcune “tigri asiatiche” (Thailandia e Indonesia), del +9,2% verso Cina e Hong-Kong, in forte flessione -29% verso l’India.

L’export bellunese, come sempre, risulta polarizzato dal settore occhialeria, le cui vendite all’estero rappresentano oltre il 71% del totale flussi export della provincia, per un valore prossimo ai 2,8 miliardi di euro. E’ l’andamento di questo settore, in sostanziale stabilità (-0,7%), a condizionare il dato provinciale (+0,9%), che non rende giustizia ad altri settori, assai più dinamici: in primis, quello dei macchinari, le cui vendite all’estero crescono del +5,6% e raggiungono in provincia un peso del 11% sul totale export bellunese.

Da segnalare anche le dinamiche export per i prodotti di abbigliamento (+26,7%, quasi 60 milioni di vendite all’estero), per metallurgia (+7%) e prodotti in metallo (+10,5%) e per le apparecchiature elettriche diverse dagli elettrodomestici (+4,8%).

Quanto ai mercati, per l’export manifatturiero bellunese permane il netto divario tra crescita nei mercati Ue28 (+7,6%) e flessione nei mercati extra-Ue (-4,8%). Rispetto a questo aggregato geografico risultano in controtendenza positiva i flussi verso Russia (+15%) e verso il Messico (+44,6%). In forte calo, invece, l’export verso il Giappone (-58%). Ma così brusche sterzate sono da ricondurre, più plausibilmente, a processi di riorganizzazione produttiva a scala globale dell’occhialeria, che non a veri e propri andamenti di mercato.

“Il sistema produttivo di Treviso-Belluno è davvero una macchina da export, capace di generare vendite nei mercati internazionali prossime ormai ai 17 miliardi di euro”, commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso – Belluno, Mario Pozza. “L’aggancio con la domanda estera è fondamentale – aggiunge – non solo perché ci permette di allenare continuamente la nostra competitività, ma ci permette di consolidare partnership importanti, con estensione dei loro effetti positivi all’intera filiera. Questo sta accadendo in particolare per il settore dei macchinari e delle lavorazioni meccaniche”.

“I nostri analisti – conclude Pozza – adesso cercheranno di capire nel dettaglio gli andamenti settoriali per mercati. Saremo pronti con i risultati per i consueti appuntamenti di presentazione dei rapporti annuali. Aggiungo che quando i dati Istat certificano che il 54% dell’export nazionale è tutto concentrato in tre regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Questa fotografia, a mio avviso, ha una valenza che va anche oltre il mero dato economico”.

(Fonte: Camera di commercio Treviso Belluno).
(Foto: Freepik).
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