Tra agosto e settembre centinaia di appassionati mettono nel portabagagli della propria auto stivali e cestino, si prendono qualche ora di libertà e, spesso in autonomia, escono dai sentieri per cercare i tesori che la foresta offre loro, non sempre con immediatezza.
C’è chi acquista la licenza e chi invece nasconde tutto nello zaino, chi sa riconoscerli a distanza e chi invece prima strappa e soltanto poi si chiede se siano commestibili. Insomma, attorno ai funghi selvatici e anche attorno alle coltivazioni domestiche c’è una vera e propria comunità, ma non capita spesso che qualcuno dica “di mestiere, faccio il raccoglitore di funghi”.
Il Consorzio Funghi di Treviso, con sede ad Istrana, riunisce varie aziende e società agricole che lavorano nel campo della coltivazione e attualmente propone online posizioni aperte per “raccoglitori di funghi”. Certo, non si tratta della spensierata raccolta negli affascinanti boschi del Bellunese, ma di un lavoro di raccolta più ordinario che si svolge nelle serre o nelle fungaie.
Gli annunci attualmente pubblicati su varie bacheche online parlano più precisamente di una ricerca di “personale addetto alla raccolta funghi”, con gli unici requisiti di garantire flessibilità di orari e una buona manualità.
Raramente capita che gli annunci di lavoro presentino anche le condizioni economiche del ruolo in questione, ma in questo caso non sembrano affatto svantaggiose: a fronte di un impegno a tempo pieno si parla di uno stipendio a tempo indeterminato in turno diurno, con un tariffario o di quasi undici euro all’ora.
Un secondo annuncio parla invece di “raccolta funghi in ambiente a temperatura controllata”, specificando che la zona di raccolta si mantiene tra i sedici e i diciotto gradi. In questo caso, il contratto di lavoro viene definito a tempo determinato per dodici mesi, con una partenza di 1.500 euro al mese.
Il Consorzio non ha potuto rispondere alle nostre domande sulle principali caratteristiche del lavoro in fungaia, che comunque rimane in qualche modo legato alla natura misteriosa dei funghi e che forse potrebbe interessare a qualche appassionato. Esistono infatti tre tipi di fungaie: quelle domestiche, quelle naturali ricavate dal sottobosco, e quelle industriali, nelle quali viene calibrata e monitorata la temperatura, l’umidità e l’illuminazione, ricreando un ambiente favorevole.
Per i funghi trevigiani (e bellunesi, vista la presenza di una serra a Quero) il processo di coltivazione avviene a ritmo biologico e viene seguito da esperti. La selezione qualitativa è una delle fasi più delicate e importanti ed è per questo che, se una certa azienda trovasse degli appassionati, il processo di scelta sarebbe senz’altro più efficace.
Successivamente, la filiera trevigiana, che è certificata, si occupa della cottura e della surgelazione degli champignon, per poi spedire la merce fresca o surgelata in tutto il territorio nazionale. Tra i prodotti tradizionali che propone ci sono i classici champignon, i pioppini, i pleurotus e le cornucopiae.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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