“Pongo lo sguardo sul mondo ICT Veneto e sono compiaciuto nel vederlo così corposo e in crescita (+11,5% sui 10 anni) – commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso – Belluno, Mario Pozza -. Il presente report predisposto dall’ ufficio studi della Camera di Commercio evidenzia numeri importanti: nella nostra regione si contano 13.500 fra imprese e filiali (localizzazioni) cui fanno riferimento oltre 49.000 addetti.
Di queste localizzazioni imprese, 2.400 operano a Treviso con circa 9.000 addetti, mentre quasi 300 operano a Belluno con circa 700 addetti. Il report mette a confronto le dinamiche del comparto ICT Veneto con quello delle regioni contermini della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, il cui tessuto produttivo (al netto di Milano) può essere considerato simile”.
“Al riguardo – continua Pozza – conforta constatare come la produzione software, attività che polarizza il maggior numero di imprese e addetti del comparto (oltre il 40% delle localizzazioni e intorno al 50% degli addetti), veda crescere il Veneto e Treviso, sui 10 anni, con percentuali tra il 35 e il 38%: valori in linea con Lombardia ed Emilia-Romagna. I dati di Belluno, invece, risultano meno allineati a questo trend: nei 10 anni il numero di imprese dedite alla produzione di software restano sostanzialmente stabili (-1,9%), con una flessione più acuta tra il 2013 e il 2018 (da 104 a 91) e un recupero negli ultimi 5 anni (da 91 a 102). Dovremmo lavorare attorno a questi dati digitalizzazione ed aree interne possono innestare circoli virtuosi di sviluppo”.
“L’elaborazione dei dati e i portali web rappresentano il secondo settore per rilevanza nel comparto ICT dove il Veneto si distingue rispetto agli altri territori per una maggiore incidenza degli addetti sul totale del comparto ICT, che è del 26% rispetto al 23% dell’Emilia-Romagna e al 15% in Lombardia. Quali possono essere i motivi di questa differenza? Probabilmente un diverso modo di declinazione dell’ICT nei territori, in Veneto ed Emilia più focalizzata su attività di servizio, di hosting di dati, di cloud computing a supporto trasversale del sistema produttivo. Fatta questa precisazione – fa notare Pozza – c’è una diversa dinamica di crescita del numero di imprese fra Emilia-Romagna e Veneto, che peraltro partono da una base quasi comune: circa 4.500 localizzazioni nella prima, circa 4.700 nella seconda. Nei 10 anni l’Emilia-Romagna vede crescere il numero delle localizzazioni del +22% (+818), mentre nello stesso periodo il Veneto cresce di appena il +4,6% (+208 localizzazioni)”.
“Il Veneto deve pensare ad una nuova svolta digitale pervasiva, accompagnata e rivolta con più dinamicità verso la digitalizzazione di tutti i comparti – puntualizza il presidente Pozza-Continuiamo a soffrire un confronto con L’Emilia Romagna le cui scelte strategiche si dimostrano vincenti. Dai dati registriamo un vantaggio competitivo dell’Emilia Romagna anche nella dimensione aziendale media maggiore. Considerato, infatti, tutto il comparto ICT, in Emilia-Romagna si contano 4,1 addetti per azienda, contro i 3,6 addetti per azienda del Veneto. Dato che si conferma anche in due dei tre settori più rilevanti: il manifatturiero ICT in Emilia-Romagna occupa in media 6,6 addetti contro i 5,8 del Veneto; differenze simili anche per la produzione di software che conta in media 5,1 addetti in Emilia-Romagna contro i 4,1 nel Veneto”.
“Nel settore dell’elaborazione dei dati entrambe le regioni occupano in media 2,7 addetti per impresa. Cambiare strategia e puntare sulla digitalizzazione è di assoluta necessità, non solo per la transizione digitale, ma anche per allineare i territori fragili o ancora disconnessi per esempio le zone montane, a concorrere a rendere più competitivo il Veneto – aggiunge – Sicuramente questo processo deve essere accompagnato e sostenuto da un’architettura che richiede visione, progettualità e finanziamenti. La Camera di Commercio mette a disposizione la formazione sulla cybersecurity, i percorsi di transizione digitale con eccellenze in digitale, il fare nuova impresa digitale, gli sportelli Punto Impresa Digitale, ma serve una strategia digitale d’insieme”.
“Concludo ribadendo – sottolinea Pozza – la rilevanza del cluster e il ruolo dell’ICT in grado di accompagnare l’intero sistema economico verso le sfide della digitalizzazione. Le imprese di questo settore non possono che spronarci a colmare alcuni gap. Sicuramente la Camera di Commercio è rivolta a favorire la creazione di sinergie tra imprese e istituzioni accademiche auspicando l’ingresso di nuovi investimenti”.
Il campo d’osservazione
Le aziende ICT, acronimo che sta per Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, costituiscono la spina dorsale della nostra società moderna. Queste imprese svolgono un ruolo cruciale nell’era digitale, poiché sono responsabili per la progettazione, lo sviluppo e la gestione di una vasta gamma di tecnologie e servizi informatici che influenzano praticamente ogni aspetto delle nostre vite.
In questa pillola abbiamo voluto quantificare la consistenza d’imprese operanti nel comparto ICT in Veneto e nelle due province di competenza, Belluno e Treviso. Con il termine Comparto ICT, andremo a considerare le attività economiche incluse nella definizione fornita da Eurostat e OECD.
Nel comparto, fanno parte le seguenti attività (in termini di Ateco alla 3 digit):
- 261-Fabbricazione di componenti elettronici e schede elettroniche;
- 262-Fabbricazione di computer e unità periferiche;
- 263-Fabbricazione di apparecchiature per le telecomunicazioni;
- 264-Fabbricazione di prodotti di elettronica di consumo audio e video;
- 268-Fabbricazione di supporti magnetici e ottici;
- 465-Commercio all’ingrosso di apparecchiature ICT;
- 582-Edizione di software;
- 61-Telecomunicazioni;
- 62-Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse;
- 631-Elaborazione dei dati, hosting e attività connesse; portali web;
- 951-Riparazione di computer e di apparecchiature per le
La consistenza complessiva del comparto in termini di imprese e unità locali
Prendendo in esame i dati della demografia d’impresa, in Italia al 30 giugno 2023 si contano 126.876 imprese attive nell’ambito ICTsecondo la perimetrazione sopra illustrata, cui si aggiungono 40.823 filiali dipendenti. La somma è, dunque, di 167.699 localizzazioni dove trovano impiego quasi 670.000 addetti pari al 3.6% del totale addetti in Italia nelle aziende private.
Segmentando il dato per regione e facendo perno sul dato relativo agli addetti, svetta comprensibilmente la regione Lombardia, nella quale si concentra il 28,4% degli occupati nazionali all’ICT. Sono 190.000 addetti che fanno capo a quasi 38.000 imprese e filiali. Evidente il ruolo di Milano, metropoli di dimensione europea in particolare per il suo ecosistema di servizi, spesso considerata la “capitale” dell’ICT in Italia.
Segue il Lazio, altra regione importante nel settore ICT, grazie alla presenza di istituzioni governative e organizzazioni internazionali nella capitale. Conta oltre 30.000 localizzazioni per 116.000 addetti (pari al 17,4% del totale addetti al comparto ICT in Italia).
Dopo il Piemonte, con l’8,2% degli addetti all’ICT, si posizionano quasi pari merito Emilia-Romagna e Veneto, due regioni molto simili per struttura economica, in particolare per il mix di manifatturiero e servizi. L’Emilia-Romagna conta quasi 13.000 localizzazioni nell’ICT con 53.000 addetti (8,0% del dato nazionale). La presenza di città come Bologna e Modena, con le loro università e centri di ricerca, contribuisce a una robusta infrastruttura tecnologica.
In Veneto si conta un numero analogo di imprese e addetti: a dire il vero, sono un po’ di più le imprese (13.500 tra sedi e filiali), un po’ di meno gli addetti, quasi 50.000 (7,4% sul dato nazionale). Da cui si può subito dedurre, come approfondiremo oltre, una dimensione aziendale media più bassa rispetto alla storica regione competitor. Padova in particolare è la provincia più vocata all’ICT, seguita da Vicenza e Treviso.
Con questi primi numeri, dichiariamo subito che prediligeremo un confronto incentrato su Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto perché, al netto delle peculiarità di Milano, questi territori condividono molte caratteristiche simili e, possiamo dire, partecipano ad un unico vasto sistema di interazioni fra le diverse filiere del manifatturiero, i servizi e i centri di ricerca. Con questo obiettivo, cercheremo prima di tutto di capire, in ciascun territorio, la composizione del settore ICT, i diversi pesi dei segmenti in cui si articola; per poi approfondire le diverse dinamiche di sviluppo.
All’interno del comparto la produzione software (codice ATECO 62) è quella che polarizza il maggior numero di imprese e addetti, con differenze abbastanza contenute fra i territori. In termini di addetti, si passa dal 54% della Lombardia al 48% del Veneto, con l’Emilia in posizione intermedia (50%). Anche le dinamiche di sviluppo delle imprese possono considerarsi in linea: negli ultimi 10 anni il settore, nelle tre regioni considerate, cresce attorno al 35-38%. Anche Treviso sta al passo (+34,6%), non purtroppo Belluno dove si registra un pur minima contrazione del numero di aziende produttrici di software (da 104 a 102). La dinamica negativa riguarda soprattutto il periodo 2013-2018, mentre risulta in recupero tra il 2018 e il 2023.
L’elaborazione dei dati e i portali web (ATECO 63) rappresentano il secondo settore per rilevanza nel comparto ICT. Ma in questo caso sono più evidenti delle differenze di composizione fra territori. L’incidenza, in termini di addetti, è maggiore in Veneto (26%), in Emilia-Romagna è del 23%, in Lombardia si “limita” al 15%. Dietro questi numeri, speculari a quelli presentati sopra relativi all’ATECO 62, sembra esserci un diverso modo di declinazione dell’ICT nei territori: in Lombardia più focalizzato su un’attività terziaria in senso stretto, di produzione di software, in Veneto ed Emilia più focalizzata su attività di servizio, di hosting di dati, di cloud computing a supporto trasversale del sistema produttivo. Fatta questa precisazione, spicca però la diversa dinamica di crescita del numero di imprese fra Emilia-Romagna e Veneto, che peraltro partono da una base quasi comune: circa 4.500 localizzazioni nella prima, circa 4.700 nella seconda. Nei 10 anni l’Emilia-Romagna vede crescere il numero delle localizzazioni del +22% (+818), mentre nello stesso periodo il Veneto cresce di appena il +4,6% (+208 localizzazioni).
Il terzo segmento per rilevanza del comparto ICT, secondo il perimetro osservato, è quello delle attività manifatturiere (divisione ATECO 26: fabbricazione di componenti elettronici, di computer, di apparecchi per la telecomunicazione, elettronica di consumo). L’incidenza del settore su comparto ICT, in termini di addetti, viaggia attorno al 11-12% nei tre territori: spicca l’Emilia-Romagna (12,5%, per un totale di quasi 6.700 addetti), il Veneto presenta un’incidenza più bassa del 11,1%, per un totale di quasi 5.500 addetti).
Osservando le dinamiche si coglie un aspetto interessante. L’intero comparto “manifatturiero ICT” risulterebbe in contrazione in tutti i territori considerati, tra il 2013 e il 2023, con variazioni negative a due cifre, a parte Treviso (vedi grafico 5). Tuttavia, il settore 26.1 (Fabbricazione di componenti elettronici e schede elettroniche) risulta in controtendenza positiva in Veneto e in Emilia-Romagna: nella prima regione cresce di +81 localizzazioni (+28,1%), nella seconda di +43 localizzazioni (+12%). In Lombardia il dato resta negativo: -40 localizzazioni (-4,9%). La provincia di Treviso ha una crescita di questo settore manifatturiero abbastanza in linea con il dato regionale, mentre il dato settoriale di Belluno è troppo irrisorio (-1 unità) per trarre indicazioni plausibili di trend.
L’ICT in Veneto: alcune peculiarità
Come sopra anticipato il comparto ICT Veneto pesa per il 7,4% in termini di addetti (sul dato nazionale); incidenza che sale all’8,1% se consideriamo le localizzazioni. In regione si contano 13.507 localizzazioni, distribuite fra 10.242 sedi d’impresa e 3.265 unità locali dipendenti, per oltre 49.000 addetti nel territorio. Questo dato rappresenta il 2,7% del totale addetti regionale, sotto al dato medio nazionale pari al 3,6%. Sono 2.368 le aziende che si collocano nella Marca trevigiana, suddivise fra 1.810 sedi e 558 filiali, per quasi 9.000 addetti in provincia che corrispondono al 2,7% sul totale provinciale. Altre 289 unità sono presenti nella provincia bellunese: 234 sedi d’impresa e 55 unità locali dipendenti per quasi 700 addetti pari allo 0,9% degli addetti su base provinciale. Il confronto con giugno 2013 vede, per Treviso, un consistente aumento delle sedi d’impresa +133 e delle filiali dipendenti +153; per Belluno invece, si registra una diminuzione delle sedi d’impresa -26 solo in piccola parte compensato dall’aumento di unità locali +6.
Al di là delle considerazioni già fatte in sede di analisi dei settori per peso e dinamiche, in questa sezione ci si sofferma ad evidenziare alcune significative differenze dell’ICT Veneto in termini di struttura dimensionale delle imprese.
La composizione percentuale delle sedi d’impresa, suddivise per classi di addetti, ci mostra valori simili per le regioni osservate: in Italia, come negli altri territori, oltre il 90% delle imprese si colloca nella classe dimensionale 1-9 addetti. Le differenze però entrano in gioco considerando il numero di addetti presenti all’interno di ogni classe.
La Lombardia presenta il 14% degli addetti all’ICT nella classe 1-9 addetti; questa quota sale al 28% in Emilia-Romagna; il Veneto ne concentra il 36% in questa classe di addetti, a conferma di una struttura terziaria molto più frammentata (ancor più delle altre regioni concentrata nella microimpresa 1-5 addetti). Specularmente, nelle aziende ICT con dimensione pari o superiore a 50 addetti, svetta la Lombardia con una concentrazione del 72% degli addetti in questa classe, quota che già scende in modo significativo al 46% per l’Emilia-Romagna e si porta al 34% per il Veneto.
Con tutta evidenza, questi dati riflettono una distribuzione diversificata delle dimensioni aziendali nell’industria tecnologica tra le tre regioni. Il Veneto evidenzia forte occupazione in piccole e medie imprese tecnologiche, forse più inefficienti, ma al tempo stesso più reticolari, più prossime alle imprese bisognose di intelligenza terziaria, mentre la Lombardia si distingue per la sua concentrazione di aziende di grandi dimensioni. L’Emilia-Romagna si colloca tra queste due estremità, con una distribuzione più uniforme tra le diverse classi.
Per le province di Treviso e Belluno si contano quasi 9.400 addetti d’impresa nelle attività ICT. Il dato di Belluno, pur nell’esiguità dei numeri del comparto, presenta un’interessante specificità: quasi la metà degli addetti al comparto ICT si colloca in aziende dalla dimensione compresa tra 10 e 49 addetti (42%, 300 su 700 addetti circa) contro il dato medio Veneto pari al 30%. Treviso, dal canto suo, presenta una significativa concentrazione degli addetti ICT nelle imprese con 50 addetti e più (40% del totale, 3.400 su 8.700), a differenza del 33% a livello regionale.
Al termine di questo elaborato, al fine di poter capire meglio quali fattori possano aver contribuito a delineare le dinamiche sopra riportate, possiamo prendere in considerazione il Digital Economy and Society Index (DESI): un indicatore utilizzato dall’Unione Europea per valutare e misurare il grado di digitalizzazione dei paesi membri.
Il Digital Economy Society Index (DESI)
Questo indice tiene conto di vari parametri, tra cui l’accesso a internet ad alta velocità, la competenza digitale della popolazione, l’adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese e la disponibilità di servizi pubblici online. Il DESI viene utilizzato per monitorare i progressi nella trasformazione digitale e per identificare le aree in cui è necessario migliorare per favorire lo sviluppo di un’economia e una società digitali all’interno dell’Unione Europea.
L’indice DESI in Italia
Nel 2022, l’Italia rimane in ritardo rispetto agli altri paesi europei nel Digital Economy and Society Index (DESI), classificandosi 18° su 27 paesi con un punteggio di 49,3 su 100, inferiore alla media europea di 52,3 punti e distante 20,3 punti dalla Finlandia, in testa alla lista. Nonostante ciò, l’Italia mostra progressi, avanzando di due posizioni rispetto all’anno precedente e migliorando di 9 punti rispetto al DESI 2021 grazie soprattutto al PNRR.
In termini di dimensioni DESI, l’Italia registra progressi significativi nella “connettività”, posizionandosi al 7 posto, restano da implementare le reti ad alta capacità e l’adozione della banda larga fissa.
Le competenze digitali dei cittadini rappresentano ancora una sfida, con l’Italia al 25° posto. La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è al 19° posto, con una bassa adozione degli strumenti online dovuta alle limitate competenze digitali della popolazione. In sintesi, l’Italia fa progressi nella trasformazione digitale ma affronta sfide nelle competenze digitali dei cittadini e nell’adozione dei servizi pubblici digitali, con l’auspicio che il PNRR possa accelerare questa transizione.
L’indice DESI in Veneto
Nel 2021, il Veneto si colloca al 10° posto tra le regioni italiane ottenendo 49,4 punti, in linea con la media nazionale. Non emergono particolari punti di forza o debolezze nelle quattro dimensioni valutate (capitale umano, connettività, integrazione tecnologica digitale e servizi pubblici digitali). Tuttavia, il Veneto mostra difficoltà nel migliorare la sua posizione nel tempo, mantenendosi al 10° posto sia nei fattori abilitanti che nei risultati ottenuti, con punteggi rispettivamente di 54,1 e 41,6 punti su 100.
La regione si distingue positivamente per i servizi pubblici digitali e il capitale umano (8° e 9° posto), ma affronta sfide riguardo alla connettività e all’integrazione tecnologica digitale. Tra gli obbiettivi da mettere in agenda vi è la penetrazione della banda ultra-larga, da implementare, al fine di non veder aumentare il divario creatosi negli ultimi anni con Emilia-Romagna e Lombardia.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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