Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, con il supporto di Vigili del Fuoco, S.P.I.S.A.L., Ispettorato del Lavoro e A.R.P.A.V. di Treviso, nonché con il contributo dei comuni interessati, hanno eseguito tre distinti controlli in aziende tessili ubicate, rispettivamente, nei comuni di Crocetta del Montello, Cornuda e Giavera del Montello.
Gli interventi si sono conclusi con la constatazione di diverse violazioni delle norme volte a prevenire gli infortuni sui luoghi di lavoro e irregolarità in materia di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi.
In particolare, sono state riscontrate le seguenti criticità: assenza di mezzi di estinzione portatili, mancanza di segnali indicanti le vie di esodo e delle luci di sicurezza in prossimità delle porte di emergenza, vie di fuga ostruite e non fruibili, omessa formazione dei dipendenti in merito ai rischi generali e specifici in materia di salute e sicurezza, assenza del documento di valutazione dei rischi, omessa designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, scarse condizioni igieniche, illecito smaltimento di venti metri cubi di scarti tessili, accatastati in un box auto adiacente a uno dei laboratori.
Alla luce della grave situazione di degrado emersa, i tre opifici, che operavano sulla base di commesse ricevute da imprese locali, sono stati sottoposti a sequestro preventivo d’urgenza da parte dei finanzieri del Gruppo di Treviso e della Tenenza di Montebelluna.
I provvedimenti cautelari sono stati successivamente convalidati dal locale Tribunale, mentre gli amministratori delle tre ditte sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Treviso, a vario titolo, per violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché per illecito smaltimento di rifiuti.
L’approfondimento della posizione dei laboratori ha poi permesso di accertare pendenze tributarie per due milioni di euro da parte delle dieci ditte, tutte amministrate da stranieri, che, a decorrere dal 2007, hanno gestito i tre laboratori: si tratte di vere e proprie imprese “Apri e chiudi” che, dopo essere divenute insolventi con l’Amministrazione Finanziaria, hanno trasferito personale e macchinari nella successiva impresa costituita “ad hoc”, che ha continuato a operare sempre nello stesso luogo, con gli stessi clienti e fornitori, cambiando solo il nome e la partita IVA.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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