Evasione dal carcere di Santa Bona di Treviso verso le 5 di questa mattina: tre detenuti di origini albanesi hanno tagliato le sbarre della propria cella e si sono calati con le lenzuola prima di cercare di darsi alla fuga.
Scene degne dei migliori film quelle che si sono verificate nella notte nel capoluogo della Marca: due dei tre detenuti sono stati prontamente fermati e ripresi dalla Polizia Penitenziaria prima ancora che lasciassero l’edificio ma il terzo, il 27enne Edison Pula, che era trattenuto su mandato d’arresto europeo per tentato omicidio, rapina, detenzione di materiale esplosivo e altri reati connessi al traffico di stupefacenti, tutti commessi fuori dall’Italia, è riuscito a scappare. Il giovane è tuttora ricercato dagli stessi agenti della Polizia Penitenziaria, dai Carabinieri e da tutte le altre Forze dell’ordine.
Pula venne arrestato lo scorso febbraio dalle Squadre Mobili di Treviso e Belluno insieme a un connazionale 28enne pregiudicato. I due vennero bloccati dalla Polizia nei pressi del centro commerciale Emisfero, alle porte di Treviso. Venne anche individuato un casolare di campagna a Carbonera che sarebbe stato il rifugio dei due. Lì la Polizia trovò refurtiva, arnesi atti allo scasso e altri elementi utili alle indagini.
A dare la notizia dell’evasione odierna è Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria: “Giusto qualche ora fa, in un comunicato, con una metafora parlavamo di fuga dal carcere di operatori e dirigenti penitenziari; neanche il tempo di diffonderlo e abbiamo appreso di un’evasione vera, l’ennesima, condotta con il metodo più classico. Tutto questo restituisce, se ancora ce ne fosse bisogno e qualcuno non lo avesse capito, il quadro d’inefficienza, approssimazione e insicurezza in cui versano le carceri del Paese. Anche a Treviso le nostre articolazioni territoriali hanno ripetutamente segnalato a vari livelli dell’Amministrazione penitenziaria i rischi per la tenuta della sicurezza interna, trovando, tuttavia, come spesso accade, interlocutori distratti e approssimativi, nella migliore delle ipotesi. Ma, sia chiaro, non intendiamo buttare la croce addosso a chi opera in periferia, che pure molto di più a livello organizzativo e gestionale potrebbe e dovrebbe fare e qualche spiegazione dovrà darla, ma ribadiamo che è tutto il sistema d’esecuzione penale che deve essere reingegnerizzato, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rifondato e il Corpo di polizia penitenziaria riorganizzato”.
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(Foto: archivio Qdpnews.it).
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