Ieri giovedì la Libreria Canova di Treviso ha accolto un ospite d’eccezione: Beppe Severgnini, celebre giornalista e scrittore, che ha presentato il suo ultimo libro “Socrate, Agata e il Futuro. L’arte di invecchiare con filosofia”, edito da Rizzoli. A dialogare con lui è stato il giornalista Fabrizio Cibin, in un incontro che ha saputo unire profondità, ironia e riflessioni sul tempo che passa.
Nel suo nuovo lavoro, Severgnini propone una lettura lucida e personale dell’invecchiare, attraversando temi come la memoria, il cambiamento sociale, il ruolo degli anziani, la gentilezza e l’importanza delle parole. Il tutto con lo sguardo disincantato, ironico e acuto che da sempre lo contraddistingue.
La cornice filosofica che apre il volume è di matrice orientale: “La vita umana, insegna l’induismo, si divide in quattro periodi…”. Un’idea che suggerisce la necessità, ad una certa età, di restituire, ascoltare, rallentare. Eppure – denuncia l’autore – molti non ci riescono. Invece di cedere spazio, si ostinano a inseguire gratificazioni, cariche, approvazioni. Ma “le cose per cui verremo ricordati non sono i successi ottenuti – ribadisce Severgnini – ma la generosità, la lealtà, la fantasia, l’ironia”.
A illuminare il racconto c’è Agata, la nipotina dell’autore, piccola e vivacissima coprotagonista del libro. È lei a gonfiare i palloncini sul busto di Socrate, a insegnare il valore del disordine quotidiano, a suggerire – con la forza spontanea dell’infanzia – che si può vivere con leggerezza anche nei passaggi più difficili. Un invito a ritrovare il gusto dell’imprevisto e ad abbandonare l’ansia da prestazione che la società moderna ci impone.
Il punto, secondo l’autore, è che anche nella seconda parte della vita si può avere successo, ma servono competenze nuove: saggezza, misura, capacità di lasciare spazio. L’invadenza, quando l’età avanza, smette di essere segno di presenza e diventa spia di insicurezza. Occorre invece imparare a restituire, a suggerire, a incoraggiare. E soprattutto a domandarsi: chi continuerà a cercarci quando non saremo più utili?
Severgnini osserva come, soprattutto nei mondi professionali — dalla medicina alla politica, dall’impresa ai media — si incontrino figure incapaci di farsi da parte, legate a un’idea di centralità permanente. Lo scrittore ha raccontato, con un pizzico di malinconia, l’aneddoto di un medico in pensione che torna regolarmente in reparto con il camice addosso, come se nulla fosse cambiato. “Lo salutano con rispetto, certo, ma in realtà lo stanno ignorando. E così facendo, non gli rendono un buon servizio”.
Queste considerazioni si inseriscono in una critica a una cultura che esalta solo giovinezza, prestazione, apparenza. La generazione dei sessantenni e settantenni, sostiene Severgnini, è piena di energia e competenze. Ma viene spesso messa da parte, oppure – peggio – si autoesclude inseguendo modelli giovanili fuori tempo massimo.
In questo scenario, Agata, la nipotina dell’autore, diventa il simbolo di un possibile risveglio. È lei a riportare nelle giornate quel disordine prezioso che permette di guardare le cose da un’angolazione diversa. È lei, con un gioco improvvisato, a insegnare che la leggerezza può avere un valore profondo.
Nel corso della serata, Severgnini torna più volte su una parola chiave: gentilezza. Non come forma di buona educazione, ma come scelta esistenziale. Spiega come alcuni anziani, sentendosi meno ascoltati o meno forti, si irrigidiscano e diventino aggressivi, esattamente come fanno alcuni adolescenti spaventati. “Nulla è più triste – afferma – di un anziano che isola sé stesso con la sua rabbia. Non è l’età a farci invecchiare, ma l’egoismo e l’incapacità di cambiare”.
L’autore invita ad accettare la propria età con dignità e senso dell’umorismo. Le idee non hanno scadenza, ricorda, e cita esempi celebri di menti brillanti che hanno creato capolavori ben oltre gli ottant’anni. Ma per arrivarci, serve allenare la pazienza, saper fallire senza perdere lucidità, frequentare persone stimolanti e ambienti belli. “Il fascino – suggerisce – è inversamente proporzionale allo sforzo fatto per ottenerlo”.
Il libro si chiude con una bibliografia e consigli di lettura e visione, a dimostrazione che il viaggio verso un invecchiamento armonioso è fatto anche di scelte quotidiane. Scelte semplici, possibili, vere. Quelle che fanno la differenza. E se c’è una nipotina nei paraggi – suggerisce Severgnini con affetto – lasciamole il timone ogni tanto: ci penserà lei a restituirci la gioia, la leggerezza e la giusta distanza dalle cose.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
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