Sotto il saio, la tuta. Addio a Padre Alberto: “Ha educato generazioni di trevigiani ai valori della vita e dello sport”

Si è parlato tanto, anche di recente rispetto ad alcuni gravi fatti di cronaca, di valore sociale dello sport, specialmente di quello di quartiere, per distogliere i giovani da strade spesso più tortuose e pericolose.

Ecco, Padre Alberto, all’anagrafe Giuseppe Ferraro, scomparso nel giorno di San Silvestro, ha incarnato per anni a Treviso l’esempio di educatore in grado di coinvolgere i ragazzi facendoli crescere sani e con dei valori puliti.

Originario della provincia di Vicenza, dove questa mattina si è svolto il funerale, frate minore francescano, Padre Alberto era arrivato nella Marca all’inizio degli anni ’60, nella chiesa Votiva di Treviso. Qui si era da subito distinto per la sua passione per lo sport, il calcio in particolare, vestendo ben presto i panni di allenatore dei giovanissimi dell’Aurora Calcio, la polisportiva cresciuta sotto la guida di don Bruno Sernagiotto.

Da lì, per oltre vent’anni (almeno fino agli ’80), non c’è stato aspirante calciatore che non sia passato sotto la sua premurosa guida: generazioni di giovani trevigiano forgiati dal suo esempio e dalla sua carica umana.

Tra questi anche il sindaco Mario Conte e il vice, Alessandro Manera, che così hanno voluto ricordare il religioso scomparso: “La notizia della scomparsa di Giuseppe Ferraro, conosciuto da tutti come Padre Alberto, mi rattrista molto – ha scritto il primo cittadino trevigiano – A lui devo tanto: l’educazione, il rigore, la capacità di fare necessità virtù, lo spirito di servizio. E poi quel pulmino Volkswagen che ci portava agli allenamenti con tutte le condizioni meteo, le trasferte, quel sentirsi squadra, l’Aurora, grazie a lui, a quel suo essere guida spirituale e calcistica nella stessa persona (bellissimo il ricordo del saio sopra la tuta), un riferimento, un padre in tutti i sensi. Grazie Padre Alberto”.

“Addio Padre Alberto – gli ha fatto eco Manera – Non esiste bambino o ragazzo della Chiesa Votiva o di Treviso che non abbia dato un calcio ad un pallone all’Aurora, non spronato, spinto, allenato e rimproverato da te. E se uno non aveva le scarpe, i pantaloncini o la maglia dicevi sempre di guardare nella ‘cesta’. Non erano importanti le misure delle scarpe o le taglie, l’importante era… correre e ridere. Sei stato un esempio di cosa sia realmente lo port di quartiere e la sua valenza sociale. E come ti chiamavamo noi… Ciao Tober e grazie”.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Sindaco Mario Conte)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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