Nei giorni scorsi i Carabinieri della Stazione di Istrana avevano ricevuto segnalazioni su un possibile accesso di estranei al capannone di una ditta di via Brigata Marche di quel Comune, circoscritta da recinzione metallica e occupante un’area molto vasta contornata da fitta vegetazione.
Un sopralluogo, in stretta collaborazione con i referenti della ditta stessa, consentiva ai militari dell’Arma di verificare la presenza di numerosissime guaine di cablaggio elettrico sparse a terra. Perlustrando tutta l’area si scopriva poi che oltre a diversi punti di raccolta di guaine tagliate, vi erano diversi sacchi di colore bianco accantonati nelle parti più nascoste del capannone, pieni zeppi di cablaggi elettrici, presumibilmente pronti per essere caricati.
Scrutando i diversi macchinari industriali in disuso si constatava che a tutti erano state sradicate le componenti elettriche e che c’erano altri ammanchi. Che ignoti si fossero introdotti all’interno del capannone veniva accertato anche da un danneggiamento/taglio della rete di recinzione operato su un lato dell’area e dalla presenza di impronte di pneumatici di un mezzo pesante sul terreno.
Nella convinzione che i malfattori potessero giungere nel capannone per prelevare quanto in precedenza “smontato” e “accantonato”, i Carabinieri predisponevano uno specifico servizio nei pressi della struttura che nella serata di sabato dava i suoi frutti: verso le 19 infatti dalla SR 53 “Postumia” un furgone di colore bianco e grigio con tre persone a bordo veniva visto immettersi in via Lazzaretto e subito dopo entrare in una stradina di campi che costeggia la proprietà del capannone.
Giunti in fondo alla via, gli ignoti individui parcheggiavano il mezzo occultato in mezzo alla fitta vegetazione e, dopo aver oltrepassato la rete di recinzione tagliata, si introducevano all’interno del capannone. Dopo circa tre ore il furgone, con una sola persona a bordo, veniva visto uscire dal campo a fari spenti e dopo aver percorso via Lazzaretto e successivamente via Nazario Sauro, si introduceva in via Brigata Marche.
Giunto davanti a un cancello del capannone l’autista scendeva dal mezzo, prendeva dal cassone una cesoia e tranciava un anello della catena che veniva utilizzata per chiudere il cancello, subito dopo apriva il cancello ed entrava con il furgone fino a fermarsi all’interno dell’immobile. A quel punto i tre soggetti iniziavano a caricare sul mezzo i numerosi sacchi accatastati in vari punti dell’immobile.
Una volta terminato il carico, i malfattori salivano sul mezzo e si dirigevano verso l’uscita. Appena attraversato il cancello, il veicolo si fermava e un passeggero scendeva per chiudere il cancello. Da quando il mezzo pesante usciva dal suo “nascondiglio” presentava le targhe anteriori e posteriori completamente occultate da un nastro carta di colore bianco, verosimilmente per eludere i rilevamenti dei sistemi di videosorveglianza della zona.
A quel punto i Carabinieri operanti decidevano di intervenire e fermare i soggetti. L’autista veniva subito bloccato, mentre gli altri due soggetti si davano alla fuga in zona circostante venendo fermati a circa 1 km di distanza.
I tre venivano identificati in un 39enne di origini slovene, autista del mezzo e ritenuto la “mente“ del terzetto, un 31enne e un 40enne croati, tutti probabilmente legati tra loro da vincoli di parentela.
La perquisizione del veicolo consentiva di rinvenire 16 sacchi in juta contenenti complessivamente più di 1.400 kg di fili di rame (cablaggi elettrici) e costituente la refurtiva asportata (per un valore di circa 12 mila euro), oltre a una cesoia di grosse dimensioni utilizzata per tranciare la catena per la chiusura del cancello di accesso all’immobile.
I tre, evidentemente per non dare sospetti, si erano anche muniti di tute da lavoro e dispositivi di protezione individuali (caschetti), materiale anche questo rinvenuto a seguito dell’intervento in flagranza dei militari dell’Arma.
Gli arresti, operati dai Carabinieri per furto aggravato in concorso, sono stati convalidati all’esito di udienza per direttissima tenutasi oggi lunedì in Tribunale a Treviso: resta in carcere il 39enne, mentre il giudice ha disposto l’obbligo di dimora, con presentazione alla Polizia giudiziaria, per i due complici.
(Foto: Carabinieri)
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