Treviso e Belluno, l’export è ripartito nel 2021. Pozza (Camera di Commercio): “Ora tutto ripiomba nell’incertezza”

“L’export Veneto e di Treviso e Belluno nel 2021 era ripartito alla grande – afferma Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Treviso – Belluno I Dolomiti Veneto (+7,8% sul 2019, +16,7% per un valore di 70 miliardi di euro), Treviso (+5,7% sul 2019, per un valore prossimo ai 14,5 miliardi), Belluno (+4,6% sul 2019, per un valore di 4,2 miliardi). Purtroppo, oggi, nel dramma che stiamo vivendo, questi risultati sono già storia e tutto è ripiombato nell’incertezza”.

Siamo esposti verso Russia e Ucraina per un export di 1,7 miliardi di euro (2,4% dell’export regionale) che diventano 2,1 miliardi con riferimento al bacino più ampio considerato. Ma sono le dipendenze nazionali dal gas russo che preoccupano, e alcune voci di approvvigionamento legate alla metallurgia e all’agroalimentare. Allora – conclude Pozza – serve che il Governo e l’Unione europea facciano il possibile sull’energetico per diversificare le fonti e rimediare agli errori strategici del passato. Inoltre, nel breve, servono provvedimenti che vengano incontro alle imprese e ai consumi, togliendo temporaneamente l’IVA e le accise su alcuni prodotti”.

Il dovere di cronaca porta la Camera di Commercio ad evidenziare due fatti importanti. Il primo: dopo i due anni di pandemia, l’export veneto sfonda un nuovo record, portandosi a 70 miliardi di euro a fine 2021 (+7,8% sul 2019). Analoga dinamica accade sia per l’export trevigiano (+5,7% sul 2019, per un valore prossimo ai 14,5 miliardi di euro) sia per l’export bellunese (+4,6% sul 2019, per un valore di 4,2 miliardi di euro). Il secondo fatto rilevante riguarda l’import e introduce una prima crepa in questo consuntivo, che sarà inevitabilmente destinata ad allargarsi se perdurerà la guerra e in conseguenza anche delle correlate sanzioni economiche allo Stato aggressore.

Nell’ultimo anno, l’import nazionale e regionale è cresciuto molto di più dell’export. L’import veneto (53,3 miliardi di euro) cresce del +28,5% sul 2020. Ma la combinazione tra guerra, criticità negli approvvigionamenti ed errate strategie energetiche dell’Unione europea sta generando pesantissimi rincari per le imprese e carenze di materie prime o semilavorati, soprattutto per i prodotti metallurgici ed agroalimentari provenienti dalle aree di guerra o con transito per il Mar d’Azov e il Mar Nero.

Le principali dinamiche settoriali dell’export trevigiano: nel 2021 le esportazioni trevigiane hanno raggiunto i 14,5 miliardi di euro, con un incremento del +13,6% su base annua e del +5,7% se si prendono a riferimento i risultati ottenuti nel 2019 (13,7 miliardi). L’analisi su base annua dei principali settori merceologici evidenzia un forte rimbalzo per tutte le voci merceologiche ad eccezione del settore della carpenteria metallica, mentre il confronto con i livelli pre pandemia mostra un quadro più differenziato sull’andamento settoriale.

Le vendite risultano in crescita soprattutto nell’aggregato dell’Unione Europea, che assorbe oltre il 60% dell’export complessivo, dove si superano i valori medi provinciali, sia con riferimento all’anno che al biennio precedente (+603 milioni rispetto al 2019), mentre in quello dei Paesi extra Ue 27 i flussi si mantengono al di sopra dei livelli dei due anni precedenti ma con variazioni percentuali inferiori ai valori medi provinciali.

Con riferimento alle importazioni, la Camera di Commercio segnala che nel 2021 la provincia di Treviso ha acquistato merci per un totale di più di 7,7 miliardi di euro, in crescita del +25,1% rispetto al 2020 e del +13,2% rispetto al 2019.

L’impatto della crisi russo-ucraina sugli scambi commerciali: verso l’area di guerra (Russia e Ucraina) sono in gioco per l’Italia quasi 10 miliardi di euro di export, pari al 2% dell’export totale (dati 2021). L’export verso la vicina Bielorussia ammonta a circa 400 milioni di euro. Vanno aggiunti altri 2 miliardi di export se si considerano anche i Paesi che gravitano nel bacino del Mar Nero Orientale, interessati non direttamente dal conflitto, ma da difficoltà logistiche di transito delle merci per le rotte del Mar Nero. Più rilevante il peso dell’import: dall’area di guerra l’Italia importa 17,3 miliardi di euro pari al 3,7% del totale import. Ma si sale a 25,3 miliardi di euro se si aggiunge anche il bacino più esteso considerato, per un peso del 5,4% sul totale import nazionale.

La Russia, tra tutti i Paesi del bacino considerato, è naturalmente il principale partner commerciale italiano con 7,7 miliardi di esportazioni (1,5% del totale export) e 14 miliardi di importazioni (3,0% del totale import).

La provincia di Treviso nel 2021 ha esportato verso l’area considerata merci per quasi mezzo miliardo di euro (3,4% dell’export provinciale), di cui 320 milioni verso la Russia (2,2%) e 98 milioni verso l’Ucraina (0,7%). Le principali voci merceologiche esportate da Treviso sono gli elettrodomestici (25,4%), i macchinari (20,1%), i mobili (13,6%), i prodotti tessili, d’abbigliamento e calzature (15,2%). Le importazioni trevigiane dall’area considerata ammontano complessivamente a 45 milioni di euro (0,6% dell’import provinciale), di cui quasi 20 milioni dall’Ucraina e 18 milioni dalla Russia. Pur nell’esiguità dei flussi, la più importante voce import per Treviso è il legno: 18,3 milioni di import nel 2021 dall’area nel complesso.

(Fonte dati: ufficio studi e statistica Camera di Commercio Treviso – Belluno | Dolomiti)
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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