Bar, pizzerie, ristoranti ed alberghi restano aperti al pubblico: stanno reggendo l’urto dell’epidemia, tengono aperto col sorriso, rassicurano clienti e consumatori, stanno dimostrando un senso di responsabilità collettiva che poche volte si era visto nella storia recente, ma chiedono a Regione e Governo sostegno.
Ammortizzatori sociali per mantenere l’occupazione, sgravi nella tassazione locale (in particolare Imu e Tari), dilazioni per chi paga l’affitto, previsione della cassa in deroga per tutte le causali non ricomprese in quelle già previste dal fondo integrazione salariale, moratoria per il pagamento di imposte e tributi erariali estese alle imprese in tutta la provincia, indipendentemente dal riconoscimento di zona rossa.
Sono queste le richieste di Federalberghi e Fipe Confcommercio della provincia di Treviso. Il primo sindacato rappresenta 160 alberghi, il secondo oltre 2000 pubblici esercizi, per un indotto con migliaia di occupati.
“Sono a rischio migliaia di posti di lavoro (se si considerano anche le 1800 strutture dell’extralberghiero), un indotto economico notevole e- assicura il presidente di Federalberghi Giovanni Cher – stiamo facendo i conti con il calo drastico di tutte le prenotazioni, Pasqua ed i Ponti sono compromessi, il turismo scolastico è cancellato, e la convegnistica azzerata. Gli alberghi sono in ginocchio, contiamo su una ripresa lenta dopo il picco a partire dalla prossima settimana, ma per recuperare una stagione persa ci vorrà molto tempo e misure governative specifiche e strutturate”.
Al grido di allarme di Federalberghi si aggiunge quello di Fipe – Confcommercio, che si unisce alle richieste e che oggi fa i conti con la restrizione del droplet. “La regola del droplet, ovvero del metro di distanza e dell’obbligo del servito solo ai tavoli e dell’evitare assembramenti in esterno, giunta in tarda serata col nuovo decreto ministeriale – spiega Dania Sartorato – “sta creando difficoltà e dubbi nell’interpretazione e nell’applicazione”.
“A breve contiamo di disporre di una apposita “segnaletica” per tutto il Veneto in modo da informare i consumatori in maniera corretta all’ingresso, – conclude Sartorato – ma è certo che la cosa crea difficoltà enormi, considerando anche l’esiguità delle metrature dei locali nei nostri centri storici. Difficile normare riti sociali (come quello dello spritz e del caffè al banco) e abitudini che sono parte integrante della vita di un pubblico esercizio, per sua natura aperto al pubblico”.
(Fonte e foto: Federalberghi-Confcommercio).
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