Treviso, il segretario di Fp Cgil Bernini: è legale che le Ulss affittino medici tramite cooperative?

“Cosa dobbiamo fare se ai concorsi non si presenta nessuno?”. Una domanda legittima, considerando che le maxiaziende sanitarie devono garantire i servizi essenziali, pena l’interruzione del pubblico servizio. Le difficoltà di reclutamento di medici, specialisti in particolare, sono note da tempo e lo sono anche i motivi che determinano situazione.

“La Commissione Europea ha stimato che dal 2005 al 2015, oltre 10 mila medici italiani sono andati a lavorare all’estero. Al di là delle scelte volontarie, è innegabile che il reiterato blocco delle assunzioni e l’assenza di concorsi, hanno spinto molti a questa scelta forzata – spiega Ivan Bernini, segretario di Funzione pubblica Cgil Trevo –. Sempre la Commissione EU ha stimato che entro il 2025 avremo 47 mila pensionamenti contro la formazione di circa 40 mila nuovi medici. Dinamiche e dati noti sui quali non si interviene; continuano le scelte politiche di vincoli e limiti alle assunzioni, rimangono i numeri chiusi nell’accesso formativo universitario”.

“In attesa delle soluzioni istituzionali – ha affermato il direttore generale di Ulss veneta – le Ulss si affidano anche alle cooperative che forniscono “medici in affitto”. Pensionati, neo-laureati o specialisti a gettone”.

“Di per sé è già allarmante – continua Bernini – il fatto che nonostante il problema sia noto, le soluzioni istituzionali non arrivino. Come se il tema che riguarda il funzionamento del servizio sanitario pubblico e che parla della tutela della salute collettiva e individuale fosse un problema di altri e non dello Stato e delle Regioni. Ma ancora più allarmante, auspicando di aver frainteso, è che in attesa di queste soluzioni i soggetti istituzionali utilizzino forme di reclutamento che parrebbero in contrasto con le stesse norme promulgate dal legislatore istituzionale. In sostanza l’istituzione che viola le leggi da sé stesse scritte ed approvate, sulle quali dovrebbe vigilare e far rispettare”.

“Auspicando di aver frainteso, l’operazione “medici in affitto” parrebbe configurarsi, visto il reclutamento tramite cooperative, come intermediazione illecita di manodopera – sottolinea il segretario di Funzione pubblica – Se a questo aggiungiamo il fatto, e anche qui auspichiamo che le parole di un altro direttore siano state travisate, che tale reclutamento consente di ovviare alle normative contrattuali ed in materia di vincoli sull’orario di lavoro, significa che si stanno consentendo palesi violazioni alla legge”.

“Non sciocchezze quindi – prosegue Bernini – Come sarebbe paradossale che tra i “gettonisti” risultassero specialisti con rapporto professionale con altre aziende; perché è vero che non puoi “spremere” oltre i tuoi dipendenti attraverso l’acquisto di prestazioni interno sulle quali vi sono dei limiti, ma non è che facendo le prestazioni altrove questi limiti vengano meno”.

“Ecco perché come Funzione pubblica Cgil ci auguriamo che le “soluzioni istituzionali” tanto attese, arrivino a breve nell’ottica di una corretta programmazione. E invitiamo il parlamento a lavorare sui problemi reali e le regioni a sollecitarlo su questi temi che riguardano tutta la collettività. Partendo dallo sblocco delle assunzioni, dal corretto finanziamento del sistema sanitario, dall’eliminazione del vincolo alla spesa generalizzato. Infine, augurandoci di aver frainteso alcune dichiarazioni – chiude Ivan Bernini – ci auspichiamo che chi deve vigilare sulla corretta applicazione delle leggi, verifichi lo stato delle cose. Saremo i primi a essere contenti di aver capito male”.

(Fonte: Fp Cgil Treviso).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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