Le parrucchiere scrivono al Presidente del Consiglio: “Ci sta chiedendo di chiudere, non di tenere chiuso!”

Apertura il 1° giugno? Le parrucchiere e le estetiste non ci stanno e si ribellano contro la decisione del Governo Conte: il decreto presentato domenica sera, che ritengono una grave ingiustizia e che temono possa causare la reale chiusura delle loro attività.

Attività di cura della dignità delle persone che si “mettono nelle loro mani” da sempre e che da ormai due mesi non possono più vedere perchè hanno abbassato le serrande, costrette però a continuare a pagare affitti, tasse, bollette, mutui e molto altro.

Tante di loro ormai faticano a sbancare il lunario e sempre più spesso sono costrette ad assistere impotenti al lavoro nero di una minoranza che, invece, continua a vendere prodotti o, peggio, a prestare attività abusiva a domicilio senza rispetto alcuno.

Un gruppo di parrucchiere e barbieri dell’Alta Marca, perciò, ha preso carta e penna scrivendo una lettera a cuore aperto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che pubblichiamo integralmente:

“Egregio Presidente del Consiglio,
posso solo immaginare la quantità di difficoltà che si trova a dover affrontare in questo momento. Così come sono convinta che a sua volta saprà immaginare cosa significa per un parrucchiere o per un’estetista dover attendere oltre tre mesi prima di riaprire la propria attività. Mi permetta, il mio è tutto fuorché egoismo di parte. La mia è una supplica rispettosa, ferma, chiara, soprattutto motivata.

Non mi metto a discutere le origini delle sue scelte, anche se a mio avviso è evidente quanto siano illogiche, incomprensibili, inaccettabili. Il suo decreto è lì a confermare che i presupposti per riaprire prima di giugno ci sono! Accetteremo le disposizioni, il rapporto 1:1, tutto ciò che ci chiederete di fare, ma una cosa proprio non ce la deve chiedere, Presidente. Perché lei ci sta chiedendo di chiudere, non di tenere chiuso!

Un’impresa su tre non è in grado di reggere l’impatto di un altro mese senza incassi! E attenzione, deve essere chiaro: se lo Stato prevedesse aiuti concreti, non sarei nemmeno qui a scriverle! Ma la situazione la conosciamo e, ahimè, possiamo constatarla nei giorni che seguono ai suoi messaggi. Si rende conto che i costi continuano ad essere quasi gli stessi e che per molte imprese 600 euro servono per coprire quelli di un giorno?

Inoltre, a che serve dilazionare i costi quando i profitti sono stati annullati? Perché attendere giugno? Perché?

Perché, oltre tutto, consegnare decine di migliaia di persone all’abusivismo incontrollato, che oltre a farsi beffe di lei e di chi le paga le tasse, striscia di casa in casa moltiplicando i rischi di contagio?

Può davvero, Presidente, assumersi la responsabilità di far chiudere le imprese e di far prosperare l’illegalità? Le chiedo di ascoltare con attenzione diretti interessati, associazioni e parti sociali. Le chiedo di restituire dignità ad un mestiere ed a chi le chiede solo di poterlo svolgere, al più presto, nel pieno rispetto delle sue disposizioni.

Le chiedo di mostrare coscienza, senso di responsabilità e capacità strategica perché non si può distruggere in un trimestre ciò che è stato creato, spesso, con anni e anni di impegno, di passione, di dedizione. Le chiedo di estinguere quel senso di impotenza che ci soffoca e che può provocare danni incalcolabili, se non irreversibili, alle persone come alla società.

Serve coraggio, serve che lei faccia riaprire prima di giugno, serve ridare speranza, forza, cuore, a chi merita un suo segnale concreto! Serve riaprire nel rispetto delle regole e delle persone che certamente le sapranno rispettare. Serve generare fiducia, prima che venga smarrita per sempre, con tutti i rischi che ciò potrebbe comportare e che si spinge ben oltre il coronavirus.

Confido nella sua capacità di comprendere, di riflettere, di agire”.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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