Treviso, lungo il Sile con i Canottieri, per scoprire il silenzio inebriante della natura, ville e bellezze da sogno

Siete mai stati nelle Everglades? Si tratta di una zona paludosa a sud della Florida, famosa per il clima subtropicale e per gli alligatori. Gli abitanti dei villaggi che ci vivono si spostano in piccoli natanti a remi, per non infastidire i voraci abitanti.

Ecco, non è che a Treviso ci siano propriamente degli alligatori, ma sul Sile l’impressione è stata quella di attraversare un fiume “dimenticato”, dove la natura fa da padrona. Dopo aver visitato i sotterranei del nostro capoluogo di provincia, non pensavamo di poter rimanere stupiti – nuovamente – dei segreti di una città la cui bellezza è da sempre sotto gli occhi di tutti. Il nome Sile deriva quasi certamente dall’aggettivo “silente”, che descrive bene l’atmosfera che si crea percorrendolo.

Siamo a giugno, nei primi giorni che potremmo considerare estivi, e in centro città gli addetti ai lavori stanno disfacendo i palchi e le balaustre, sgombrando via palloncini e borracce del Giro d’Italia. A pochi metri dal cuore della città, da Piazza dei Signori e dalla storica giostra carillon, saliamo su una piccola barca a remi e ci facciamo scivolare lungo le acque miti del Sile. Si tratta di un profluvio magro – con un massimo di 60 metri di larghezza – e silenzioso. Il corso d’acqua germoglia da varie risorgive situate nella zona di Vedelago, polle d’acqua color cobalto dette “fontanassi”.

Il Sile scorre da ovest a est, piegando verso la laguna dopo aver abbracciato Treviso. Nei secoli scorsi, la Serenissima ne ha deviato il corso trasferendone le acque sull’antico letto del Piave: una città fortificata come Treviso non poteva non avere un fiume che la proteggesse da eventuali invasori. Dopo 90 chilometri, un tempo costellati di mulini, il Sile sfocia nell’Adriatico attraverso una foce naturale: si tratta di una zona protetta anche sugli argini, con un ampio parco naturalistico, che col tempo mantiene un’importanza considerevole sul piano paesaggistico, ma che per qualche ragione continua a essere soltanto per pochi.

2

I passanti che vediamo passare sui vari ponti e ballatoi, sopra le nostre teste, non si affacciano ad ammirare il gioco di luci che le fronde dei salici creano nell’acqua, né la varietà di animali che il corso d’acqua ospita e protegge: tra i più comuni, la folaga – che crea il proprio nido all’ombra dei canneti, i germani, i cigni, la gallinella, ai più rari, come lo svasso maggiore e l’anatra tuffatrice. Il maestoso airone guardabuoi e i numerosi passeriformi, come la balia nera e il pigliamosche, planano a pochi metri dall’acqua per cercare eventuali prede. Anfibi e rettili trovano nel Sile un habitat naturale e capita di ritrovarsi a condividere l’attraversata con bisce d’acqua, rane e tartarughe.

Gli amanti del fiume, oltre ai naturalisti, si identificano con una t-shirt bianca e azzurra e con un paio di pantaloni, sempre bianchi: sono i vogatori del Sile, gli oltre 350 membri della Asd Società Canottieri Sile Treviso. Non è stata la corrente, ma Carlo, Gian e Stefano, con la loro esperienza e la loro passione per i remi a trasportarci per diversi chilometri: abbiamo potuto sbirciare nei giardini privati di ville da sogno e fermarci a rimirare edifici i cui cancelli rimangono chiusi da anni.

Una gentile signora, che da diversi anni vive letteralmente in mezzo al Sile, ci racconta la sua esperienza a metà tra due battigie, a due passi dalle chiuse, in una casa dai balconi rossi che non venderebbe neanche per un milione di euro. Tra le fronde degli alberi, scopriamo anche Villa Letizia, sede dell’Ente Parco Regionale del fiume Sile: un palazzo rosseggiante, costruito con criteri e stili ispirati a epoche differenti, e la Chiesa di Sant’Angelo, antichissima (risalente al 775 d.C.) e legata alla leggenda del celebre paladino Orlando nelle sue imprese contro i barbari.

Un pomeriggio di sole, una barchetta a remi e un – bel – po’ di pratica sono sufficienti per riuscire a godere di queste realtà nascoste tra le mangrovie (o assoldare uno di questi signori nerboruti e farsi trasportare, sponda dopo sponda, il che è senz’altro meno faticoso).

1

Se scegliete di attribuirvi le veci di “esploratori del Sile” non dimenticate binocolo e macchina fotografica per catturare con lo sguardo la flora e la fauna come non immaginereste mai di poter fare (non così vicini a Treviso), ma portate con voi anche crema solare e spray antinsetto, perché sul Sile non ci saranno gli alligatori, ma nelle giornate torride a mangiucchiarvi ci penseranno le zanzare.

Forse – come suggerisce la nostra esperienza – il Parco del Sile (inteso nella sua prima parte, da Treviso verso la laguna per giusto una decina di chilometri) non è stato avvalorato come prospettiva turistica a breve termine, ma questo in un certo senso concorre a preservarne la natura discreta, le acque placide, proteggendo le creature dalle masse, regalando quindi a pochi fortunati il raro piacere del silenzio.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati