Treviso, Piazza dei Signori ospita prima i No Vax e poi il Flash Mob per l’Afghanistan. Maria, 33enne afghana: “Nel mio Paese è scomparsa la speranza”

Sabato i No Vax con striscioni e cori contro le scelte sanitarie anti-Covid, domenica il Flash Mob di solidarietà per il popolo afghano. Piazza dei Signori in due giorni ha ospitato altrettante manifestazioni diametralmente opposte per contenuti e forma: una pittoresca e chiassosa di protesta, una silenziosa e vestita di bianco che chiede rispetto e pace per chi sta vivendo il terrore della dittatura talebana.

Domenica pomeriggio alle 18.30 l’appuntamento era sotto la Torre Civica, dove da giorni sventola la bandiera cittadina a mezz’asta: un gesto simbolico di richiamo, un abbraccio e un’iniziativa di sensibilizzazione per migliaia di persone che oggi cercano di lasciare l’Afghanistan finito nelle mani dei talebani.

C’erano oltre duecento persone alla mobilitazione promossa dal Comune di Treviso e dalla Commissione pari opportunità, la prima a livello veneto, significativa anche perché arriva da una città amministrata dalla Lega.

Un partito che, soprattutto fra i sindaci, ha aperto le braccia ai profughi afghani. In piazza c’erano consiglieri della maggioranza di centrodestra e della minoranza di centrosinistra del capoluogo, sindaci della provincia, esponenti dei sindacati Cgil e Cisl, di associazioni, del volontariato.

L’amministrazione comunale era rappresentata dall’assessore Alessandro Manera, che ha portato il saluto del sindaco Mario Conte: “Questa manifestazione non ha orientamento politico – ha detto Manera – Parliamo di diritti di donne, bambini, bambine, e chi è lontano dalle idee dei talebani che hanno ripreso il potere”. 

La folla riunita in piazza (con mascherine e distanze rispettate, altra differenza rispetto alla manifestazione di sabato) ha ascoltato le parole di Maria Khurasani, afghana di 33 anni che vive a Mestre, arrivata in Italia nel 2016: “Quando ho avuto la mia prima figlia ho deciso di farla crescere lontana da Kabul – ha raccontato – C’era qualcosa che già non andava bene, ho capito che non potevo resistere lì. La mia famiglia invece è ancora lì, la sento quando posso e mi hanno detto che sono preoccupati, ci sono stati dieci morti fra le persone che stavano cercando di allontanarsi in aeroporto. Chi oggi è in Afghanistan non ha più futuro, le speranze sono scomparse. Nessuno sa cosa succederà il giorno dopo, sono prigionieri nelle mani dei talebani. Tutti sappiamo chi sono, io ho vissuto durante la dittatura, avevo sette anni quando sono arrivati, tutto il mondo li conosce. Adesso sono tornati e sono più violenti di prima”.

Le istituzioni presenti in Piazza dei Signori hanno chiesto corridoi umanitari e risposte concrete da parte della comunità internazionale per mettere in sicurezza i profughi che cercano di fuggire da Kabul.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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