Domenica 28 novembre 2021 numerosi fedeli Sikh dell’Alta Marca Trevigiana e del Veneto si sono ritrovati al Gurudwara Shri Kalgidhar Sahib di Fontanelle per un momento di condivisione e preghiera in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario di Guru Nanak Dev Ji, iniziati lo scorso 19 novembre.
Guru Nanak è stato il fondatore e primo Guru del Sikhismo, una religione indiana che in Italia conta circa 150 mila fedeli.
Nel tempio Sikh trevigiano, situato in via Bornia nella frazione di Fontanellette, è presente una stanza dove si ripongono le scarpe per evitare di sporcare, un’area per la preparazione del cibo, un’ampia zona per la consumazione dei pasti e il salone per la preghiera nel quale è ospitato anche il libro sacro del Sikhismo, “Guru Granth Sahib Ji”.
Donne dagli abiti coloratissimi, giovani e anziani con la classica barba e i capelli lunghi, coperti da eleganti turbanti, e tanti bambini hanno trascorso insieme la giornata festeggiando, nel rispetto delle norme anti-Covid, e pregando accompagnati dal suono di alcuni strumenti musicali.
A questo importante appuntamento per la comunità Sikh trevigiana era presente anche Aman Sahota, titolare del ristorante indiano Maharaja di viale IV Novembre a Treviso, orgoglioso di mostrare come la sua gente viva queste ricorrenze religiose che permettono ai fedeli di incontrarsi e di scambiare qualche parola dopo il periodo più difficile della pandemia.
Molti di loro lavorano nelle aziende della zona e, a causa del Covid, non tornano in India da molto tempo, anche se momenti come la celebrazione dell’anniversario di Guru Nanak aiutano a sentire meno la mancanza della loro terra.
Il Sikhismo è una religione monoteista nata nel 15esimo secolo nell’India settentrionale (attualmente i Sikh si concentrano soprattutto nello stato del Punjab) che si basa sugli insegnamenti di Guru Nanak Dev Ji e dei successivi nove guru.
I Sikh sono un gruppo religioso indipendente ed autonomo con una forte identità comunitaria, che è ben visibile anche nelle loro feste che si svolgono nelle principali città italiane.
Le più importanti comunità Sikh del Bel Paese si trovano in Veneto, Lombardia e Lazio anche se possiamo trovare fedeli del Sikhismo sparsi in tutta la penisola.
I Sikh hanno una vera e propria vocazione per i lavori a contatto con la natura e gli animali e sono impiegati soprattutto nelle campagne italiane, nelle stalle e nelle varie attività a contatto con il bestiame.
Molti lavorano nell’industria agroalimentare legata alla produzione del Parmigiano Reggiano, vista la loro resistenza alla fatica e l’indiscussa capacità di sopportare orari di lavoro molto impegnativi, che richiedono grandi sacrifici.
“Nagarkirtan” (“canti di inni sacri tra le vie dei paesi e/o città”) è il loro corteo religioso che ha come obiettivo quello di portare il messaggio di Dio a tutte le persone: solitamente vengono organizzati dei “Nagarkirtan” per celebrare il “Vaisakhi”, il giorno in cui, nel lontano 1699, il decimo Guru, Guru Gobind Singh Ji, istituì il “Khalsa Panth”, la comunità Sikh.
La maggior parte degli uomini che partecipano al corteo religioso porta il turbante per proteggere e coprire i lunghi capelli: questo perché Guru Gobind Singh Ji battezzò i Sikh e ordinò loro di non tagliarsi mai i capelli.
I capelli, infatti, sono una delle “cinque k” (capelli, pettine, bracciale, pugnale sacro e sottoveste intima): i cinque simboli che un Sikh battezzato deve sempre portare con sé.
In ogni “Gurudwara” (il tempio Sikh), come quello di Fontanelle, sono presenti la mensa e la cucina comunitaria, chiamata “Langar”, istituita con lo scopo di provvedere in modo completamente gratuito ai pasti per tutti i devoti ma anche per i visitatori e gli ospiti del tempio.
La mensa, solitamente, è aperta 24 ore su 24 ed è un segno importante di attenzione a chi è più sfortunato e non può permettersi di mangiare ogni giorno.
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