“Venite, li ho uccisi tutti e due”. È stato lo stesso Massimo Pestrin a chiamare le Forze dell’ordine dopo avere sparato al fratello e alla cognata. I Carabinieri lo hanno trovato poco lontano dalla cucina teatro della tragedia. All’interno i corpi del fratello Lino e della moglie Rosanna, freddati con dieci colpi di Glock mentre stavano mangiando al temine di una mattinata di lavoro nell’azienda agricola di cui Lino era socio assieme al fratello Giancarlo.
“Erano due grandi lavoratori, delle persone per bene – spiegano alcuni residenti – ci salutavamo sempre e scambiavamo qualche parola. Erano delle persone riservate ma avevano, da sempre, l’etica del lavoro e la passione per quello che facevano”.
Lino era piuttosto conosciuto nel settore in cui lavorava, in quanto per due mandati era stato presidente della cooperativa agricola Latteria Santandrea. Viveva da sempre nella casa tra le campagne di Paese dietro l’osteria da Carlo “alle ruote”, oggi chiusa, e da una quindicina d’anni era sposato con la moglie Rosanna. I due non avevano figli ma si erano sempre dedicati al lavoro e a portare avanti l’azienda di famiglia soprattutto dopo la morte dei genitori. Papà Umberto è mancato nel 2018, la mamma Bruna Dametto qualche mese fa. La famiglia era poi composta da Giancarlo – che assieme a Lino gestiva l’azienda agricola di famiglia – da Walter e dalle due sorelle Lucia e Agnese, che lavora come corriere.
I pochi residenti nella zona dell’omicidio non ricordano dissidi tra Massimo e Lino “ma non si sa mai cosa succede nelle famiglie – commentano –; era tornato a vivere nella casa di famiglia da poco dopo la separazione dalla moglie e da una decina di giorni aveva cambiato lavoro e faceva la guardia giurata“. Lavoro che gli aveva permesso di avere una pistola, la stessa con la quale avrebbe compiuto il duplice omicidio.
La passione per il lavoro e per l’azienda agricola di Lino era condivisa dalla moglie Rosanna: anche lei aiutava nel duro lavoro dettato dai ritmi degli animali da mungere e dai campi da coltivare.
Massimo non sembra aver mai condiviso la passione per il lavoro di famiglia visto che prima di fare la guardia giurata lavorava per un’azienda che si occupa del trasporto di medicinali. E’ grande appassionato di moto e papà di due figli (uno dei quali minorenne), che dopo la separazione vivono con la madre.
“Era una brava persona – raccontano alcune persone che ieri sono passate a vedere cosa fosse successo – ma dopo la separazione si era un po’ chiuso in se stesso”.
Gli inquirenti, dopo averlo sentito per tutto il pomeriggio di ieri, stanno cercando di delineare il quadro completo della situazione. Ancora da chiarire il movente del gesto, che pare però essere legato a dissidi economici tra i due fratelli: “Spiegherò più avanti perché l’ho fatto” avrebbe detto Massimo durante l’interrogatorio.
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