Verso l’archiviazione l’inchiesta sulla morte di Sofiya Melnik: dagli Usa un “muro” alla richiesta di analizzare social e mail della donna e del compagno

Dall’America arriva il no all’accesso alle email private e l’indagine sull’omicidio di Sofiya Melnik va verso l’archiviazione. A quasi cinque anni dalla morte, il sostituto procuratore di Treviso Giulio Caprarola è pronto a chiudere l’inchiesta aperta la vigilia di Natale del dicembre 2017, quando il corpo della 43enne interprete ucraina, che era scomparsa dal 15 novembre dello stesso anno, era stato trovato da un cacciatore in fondo a un burrone sul Monte Grappa.

A denunciare la sua sparizione era stato il compagno Pascal Albanese, con il quale viveva a Cornuda. L’uomo, dodici giorni dopo quella denuncia, era stato trovato morto in casa, suicida secondo la Procura. Un’indagine complessa e un giallo che, dopo mesi di indagini da parte dei Carabinieri, aveva portato all’ipotesi di un omicidio – suicidio da parte dell’unico sospettato del delitto, il compagno ormai deceduto.

Secondo gli inquirenti l’uomo l’avrebbe uccisa perché Sofiya aveva una relazione con un medico di Montebelluna e sarebbe stata intenzionata a troncare la loro convivenza. Un rapporto particolare il loro, strettamente legati anche se lei intratteneva relazioni con altri uomini facoltosi. Storie parallele che non avrebbero però mai minato il rapporto con Pascal fino all’incontro di Sofiya con il medico, l’unico che l’avrebbe spinta a troncare una storia durata oltre un decennio.

Pascal l’avrebbe uccisa lo stesso giorno della scomparsa, quando le telecamere di videosorveglianza della zona hanno registrato il passaggio della Renault Megane di Sofiya tra Cornuda e il Grappa. In quella zona si era infatti verificato anche l’ultimo avvistamento di Sofiya e Pascal, che quel pomeriggio erano stati visti in una gelateria di Pederobba dove avevano mangiato un gelato. Poi il viaggio verso i tornanti del Grappa e, forse, l’ultima violenta lite e la fine della vita di Sofiya.

L’autopsia ha accertato che la donna è stata brutalmente picchiata, finita con un colpo al collo, scaraventata nel burrone e lasciata agonizzare fino alla morte. L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Caprarola, accertata la morte per suicidio di Albanese (confermata dall’autopsia), avrebbe escluso la possibilità di altri sospettati. Per chiudere l’inchiesta però, era fondamentale un ultimo tassello, l’analisi dei profili Facebook e delle email della coppia alle quali la Procura non ha ancora potuto avere accesso.

Tre anni fa era partita la prima rogatoria internazionale verso gli Stati Uniti, alla quale però è stato opposto un fermo rifiuto. A impedire l’accesso a quel materiale informatico, secondo le autorità americane, sarebbe il fatto che i profili di Sofyia e Pascal non sarebbero direttamente a loro attribuibili in quanto registrati con pseudonimi. Per questo, la Procura avrebbe deciso di procedere con l’archiviazione dell’inchiesta rimanendo ferma sull’unica ipotesi dell’omicidio – suicidio. Una soluzione del caso che la famiglia di Pascal, convinta della sua innocenza, respinge con forza, pronta ad opporsi alla richiesta di archiviare l’indagine.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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