Per i volontari che avevano il turno notturno al Guicciardini, la notte di Natale o quella di Santo Stefano non sono state diverse dalle altre notti passate a presidiare l’area dell’ex ospedale di Valdobbiadene, che ora ospita alcuni pazienti Covid con sintomi lievi o per il post terapia intensiva.
Ripetuti giri attorno alla struttura per controllare gli allarmi, una chiamata ai sanitari per vedere se all’ultimo piano, dove si trovano i pazienti Covid, va tutto bene, e l’attesa per l’arrivo di un’ambulanza con un nuovo malato da ricoverare sono aspetti comuni per chi ha deciso di dare il suo contributo all’emergenza Covid in questo luogo.
Nessuno conosce il momento preciso in cui arriverà un’ambulanza ma tutti sanno a memoria la procedura: aprire le porte dell’ospedale e far entrare gli infermieri con il paziente per evitare che i medici all’ultimo piano debbano lasciare i malati, togliersi il camice, vestirsi, scendere ad aprire le porte per poi risalire e rivestirsi.
Quando la barella supera l’area con la scritta “zona rossa”, il volontario presente non saprà più nulla perché quello è il sito di competenza di medici e infermieri, off-limits per tutte le altre persone.
Uno dei compiti dei volontari, infatti, è anche controllare che nessun “estraneo” superi la zona rossa volontariamente o involontariamente, magari perché ha sbagliato strada mentre si recava al punto per i tamponi rapidi o al distretto sanitario.
La notte di Natale è stata un po’ diversa perché il turno notturno è stato interrotto per qualche minuto da una chiamata o da un messaggio di un familiare o perché, in un momento di tranquillità, si è aperto un panettone e si è stappata una bottiglia di Conegliano Valdobbiadene Docg donato da qualche cantina del territorio.
Volendo, è presente anche qualche letto o brandina per riposare ma come si fa a prendere sonno quando si hanno nel cuore tante emozioni e pensieri, primo fra tutti quello delle famiglie a casa, preoccupate per il rischio contagi da Covid-19, o le riflessioni sul fatto che questa emergenza sanitaria ha sconvolto la vita di tutti noi?
Tra i volontari presenti ieri sera al Guicciardini c’erano Maurizio Miotto, presidente dell’Atr (Advanced Technology Rescue) Montebelluna e vice-coordinatore provinciale per la Zona 5, Mauro Bisetto, presidente e coordinatore del Servizio Emergenza Radio della Provincia di Treviso, Davide Comaron, presidente dell’Avab di Pederobba e coordinatore per la Zona 1 Pedemontana del Grappa e Cristian Tessaro, presidente dell’Avab di Valdobbiadene.
Fino a un anno fa, questi volontari erano abituati a “sporcarsi le mani” in altri scenari: dai boschi di montagna o di collina, per qualche danno del maltempo, alle pianure per gestire gli allagamenti, gli incendi o altre calamità.
Da diversi mesi, invece, l’emergenza sanitaria ha rivoluzionato la loro azione sul territorio che ora si è convertita in un impegno continuo per il contrasto al Covid con le squadre per la consegna delle mascherine, i turni per gli interventi legati al ripristino dell’ospedale di Valdobbiadene, chiuso da vent’anni, e ora il presidio all’ex nosocomio cittadino.
“Quando sono pronto per uscire, mia moglie mi guarda bene ma non mi chiede più nulla – spiega un volontario -. Ormai sa che questa è la mia missione e che mi comporterò con prudenza e professionalità. Siamo volontari preparati e non improvvisati e per noi quello che stiamo facendo rappresenta il nostro contributo in questa maledetta emergenza. Ringraziamo la comunità di Valdobbiadene, l’amministrazione comunale, il sindaco Fregonese e gli Istituti “San Gregorio”, che pensano ai nostri pasti, per il sostegno che non ci hanno mai fatto mancare”.
L’opera dei volontari e di tutti gli altri gruppi impegnati in questa emergenza a Valdobbiadene, come la Protezione civile dell’Associazione Nazionale Alpini, non potrà essere dimenticata perché loro ci sono sempre stati per queste comunità e ci saranno sempre, anche l’ultima notte dell’anno con un nuovo turno serale al Guicciardini.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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