Cristina Bernardi: l’artista di Saccol che con le “faiole” di granturco realizza mosaici e valorizza il passato contadino 

Parlare di “faiole” oggi, nel 2022, vuol dire riavvolgere il nastro della storia veneta e trevigiana a tempi durissimi in cui molte famiglie non potevano permettersi un materasso di lana. Allora, pur di non dormire sulla nuda terra, sul pavimento in pietra o su quattro assi dure, chi ne aveva la possibilità realizzava giacigli di “faiole”, il cartoccio che avvolge la pannocchia di granturco.

A Valdobbiadene c’è una donna che quei tempi duri non li ha mai dimenticati ma che ha saputo trasformare quella vita grama in arte: crea mosaici di faiole.

Si chiama Cristina Bernardi e i lunghi mesi di isolamento del 2020 le hanno riportato alla memoria l’antico detto popolare “Impara l’arte e mettila da parte”. Così ha fatto, risvegliando dopo tanto tempo gli insegnamenti di Maria Caramel, sua maestra alla scuola elementare di San Pietro di Barbozza nell’anno 1957-1958.

Cristina aveva avuto il privilegio di frequentare le prime quattro classi alla piccola “VII Umanitaria” di Saccol, poi si era trasferita nella sede centrale (che fino al 1929 era stata il municipio del Comune di San Pietro di Barbozza) e nel settembre 1957 fu tra le alunne prescelte per frequentare la sesta classe, aperta appositamente dalla Caramel per gli studenti che non avevano la possibilità di proseguire gli studi.

Era un percorso scolastico sperimentale nato con lo scopo di individuare e valorizzare al meglio le abilità dei singoli alunni, così da indirizzarli verso il futuro lavorativo più adatto a loro.

La maestra Caramel vide nella piccola Cristina Bernardi una manina d’oro che aveva grandi abilità artistiche e le fece imparare la tecnica del mosaico, alla quale si dedicò fino alla conclusione della sesta classe, l’11 giugno 1958. Poi la storia della sua vita ha preso una piega diversa e Cristina non ha più potuto dedicare il necessario impegno a questa passione.

Il tempo passa, arriva in Italia il Coronavirus e il Governo Conte chiude tutto per tre mesi di assoluto isolamento. E’ in questo periodo durissimo che Cristina ha avuto modo di riavvolgere il nastro della sua vita fino all’anno scolastico 1957-1958. Creare mosaici alla bizantina è impossibile, perciò decide di tagliuzzare le “faiole”, colorarle e così trasformarle in un’originale, forse unica, forma d’arte.

Ad oggi Cristina ha realizzato una selezione limitata di creazioni nel tempo libero: è un lavoro che richiede tantissima pazienza e una mano ferma non da poco. 

Le sue due opere preferite sono quelle che pubblichiamo. La prima, realizzata nei mesi del lockdown, ritrae un vivace scorcio di Venezia nel ‘700, mentre la sua ultima creazione (conclusa il mese scorso) rappresenta un momento di vita bucolica nel pollaio di Ieto Moratèla, papà dell’ultra runner Ivan Geronazzo.

Ecco dunque che parlare oggi, nel 2022, di “faiole” non è affatto disonorevole perché riporta alla memoria anni duri per una generazione contadina che mai avrebbe immaginato di veder diventare le proprie colline Patrimonio dell’Umanità. Una lezione, quella di Cristina Bernardi, che insegna a rispettare i nostri “vecchi” e i loro detti; non ne sbagliavano una.

(Foto: per gentile concessione di Cristina Bernardi).
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