Il monito a “non girarsi dall’altra parte”: gli alunni del Verdi e della Dieffe partecipano alla Giornata in ricordo delle vittime delle mafie

Anche gli studenti dell’Isiss “Giuseppe Verdi” e della Scuola di Ristorazione Dieffe di Valdobbiadene hanno partecipato alla 27esima Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

L’evento, curato dalla professoressa Anna Martignago, referente dell’Area 4 per il Verdi, si è svolto sotto il municipio di Valdobbiadene in contemporanea con le manifestazioni che si sono tenute a Napoli e in centinaia di altri luoghi in Italia, Europa, Africa e America Latina.

Oltre agli alunni delle due scuole superiori e ai loro insegnanti, erano presenti anche Giuliana Barazzuol, dirigente scolastico del Verdi, l’assessore valdobbiadenese e vicepresidente della Provincia di Treviso Martina Bertelle, il consigliere comunale e provinciale Anna Spinnato, il parroco don Romeo Penon, il luogotenente Riccardo Mallardi, comandante della stazione dei Carabinieri di Valdobbiadene, e rappresentanti della Cooperativa Sociale Ali.

Oltre ad alcune riflessioni sul tema della legalità e a due momenti musicali (sono state cantate le canzoni “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi e “Guerriero” di Marco Mengoni) durante la mattinata sono stati letti i nomi delle vittime innocenti di tutte le mafie da parte degli studenti, dei loro docenti e di alcuni rappresentanti delle istituzioni presenti e delle associazioni cittadine di Valdobbiadene.

Dopo l’evento in piazza Marconi c’è stato il collegamento dalle singole classi con piazza Dante a Napoli, per il discorso conclusivo di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera.

“Noi, facendo memoria oggi, ci assumiamo anche un impegno – ha affermato Barazzuol -, quello di combattere questo fenomeno attraverso gli strumenti che abbiamo. A noi non è richiesto di armarci e di andare a combattere materialmente, ma è richiesto di usare gli strumenti che abbiamo a disposizione. Vedo un cartello con la scritta: ‘La mafia uccide, il silenzio pure’. L’anno scorso il dottor Nobili, uno dei magistrati che ha portato avanti la lotta contro la mafia, ha detto questa frase: ‘Io sono connivente con il sistema mafioso anche soltanto stando zitto o girandomi dall’altra parte facendo finta di non vedere”.

“Purtroppo anche a scuola – conclude -, a volte, molti ragazzi si girano dall’altra parte o fanno finta di non vedere le piccole cose negative che succedono. Lo fanno per non avere problemi o perché temono ritorsioni. A volte con i docenti ci troviamo a parlare di omertà: non serve leggere sui giornali quello che fa la mafia. Purtroppo anche noi, con questi atteggiamenti, siamo dentro questi meccanismi. L’impegno che vorrei che i ragazzi prendessero oggi è quello di dire addio a tutto questo, assumendo invece comportamenti liberi”.

“Forse noi qui in Veneto sentiamo la piaga della mafia molto distante – ha affermato Bertelle -, in realtà negli ultimi anni abbiamo visto che questo fenomeno si è presentato nel Nord Italia perché la mafia è subdola e si diffonde con l’omertà. È importantissimo denunciare questo tipo di comportamenti, anche se ci fanno paura e anche se mettono in pericolo la nostra famiglia e i nostri cari. Dobbiamo fidarci delle istituzioni e delle forze dell’ordine che ci proteggono da queste brutte situazioni che facciamo fatica a scacciare dal nostro Paese”.

“L’educazione alla legalità costituisce un valore irrinunciabile per la formazione di cittadini consapevoli di una società rispettosa dei diritti fondamentali e della civile convivenza – ha aggiunto don Romeo – Il senso di legalità sviluppa nei giovani un’etica della responsabilità e pone le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva vissuto con l’impegno quotidiano. Valori come la legalità, la libertà, il bene comune, la giustizia, la pace e la solidarietà non vanno mai dati per scontati”.

“Talvolta – conclude – richiedono un’azione di lotta e di contrasto a partire da quello che possiamo fare noi negli ambiti in cui giochiamo la nostra esistenza. Allora la presenza di questi ragazzi oggi diventa testimonianza del fatto che c’è una cultura nuova che sta crescendo sotto il sole della primavera. Essa non pone fiducia nelle armi, nella volontà di innalzare muri o in economie che uccidono ma si batte per il rispetto della dignità di ogni persona umana, per uno sviluppo sostenibile nell’impegno per il bene comune e nel prendersi cura della casa comune”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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