Vale davvero la pena lasciare un lavoro sicuro per compiere una scelta che magari avrei comunque fatto in futuro?
Una domanda alla quale Nadia Reghini, giovane e dinamica ragazza di San Pietro di Barbozza, ha risposto convintamente Sì. E così, dopo molte notti insonni e tante preoccupazioni, qualche mese fa ha deciso di seguire i suoi due maestri, papà Celestino e nonno Gino, in un “salto nel vuoto” che l’ha portata da una comoda scrivania alle rive baciate dal sole di Valdobbiadene.
“E’ stata una scelta molto graduale e ponderata dopo quello che abbiamo passato in quest’ultimo periodo, ci ho pensato sei mesi, e devo dire che per me è stato un vero salto nel vuoto – racconta tra i vigneti Nadia -. Ce la farò mai? Sarò all’altezza? Deluderò i miei familiari? Non sono del mestiere ma sto imparando da due buoni maestri. Così mi sono detta: “Faccio questo salto e poi chissà“.
Una decisione che ha rivoluzionato la sua vita ma che ha scelto di compiere per un motivo davvero importante: “Ho deciso di vivere di più la mia famiglia perché l’anno del Covid mi ha fatto ragionare molto sugli affetti e sulle persone che abbiamo attorno a noi, siamo arrivati al punto che non potevamo salutarci, vederci, stringerci la mano. Così mi sono detta: “Io non voglio assolutamente perdermi mio nonno, che è un vero reperto, e mio papà, e quindi mi butto“.
“Se fosse stato mio padre a spingermi a fare questo passo, non l’avrei mai fatto con il cuore, perché, se forzi le persone a fare qualcosa perché tu vuoi che lo facciano, casca il palco – continua Nadia -. Mi trovavo ad un bivio, mi ero già licenziata ma avevo ricevuto un’altra proposta di lavoro. Così mi sono chiesta: “Vado con il cuore o con la testa? Alla fine ho scelto il cuore“.
Una scelta tutt’altro che semplice, un mestiere duro che non lascia tregua tutto l’anno e che spesso impegna anche la domenica perché al meteo non si comanda, un mestiere che devi avere nel sangue per farlo con passione. E lei ce l’ha perché nonno Gino ha allevato le sue prime viti quando era, come si suol dire, grande così e suo papà Celestino non aveva la passione per lo studio ma un amore enorme per la sua terra e per il lavoro all’aria aperta senza mai essere condizionato dagli altri.
“L’esperienza la impari sul campo – afferma infatti Nadia -, accanto a mio padre e mio nonno non mi potrà mai mancare niente; vedremo se questo salto nel vuoto pagherà, ho appena iniziato ed è troppo presto per dirlo, sono ancora fresca“.
Domanda delle domande: fare l’agricoltore è un mestiere per donne? “Si pensa che fare l’agricoltore sia un lavoro solo maschile – afferma convinta Nadia Reghini -, per questo una punta di rosa ci sta e poi io credo nell’evoluzione delle cose e nell’innovazione, perché dagli anni ’60 e ’70 di mio nonno molto è cambiato”.
Papà Celestino è molto contento di avere al suo fianco Nadia, seconda delle sue quattro figlie, convinto che possa rappresentare un importante valore aggiunto per l’azienda familiare, ora che la terra che ama da tanti anni è diventata Patrimonio dell’Umanità e deve dimostrarsi all’altezza di un numero sempre maggiore di turisti ai quali è fondamentale dare un servizio di qualità.
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