Lo straordinario avvistamento di un’aquila reale avvenuto ieri, venerdì 17 aprile 2020, sul monte Cesen ha portato un po’ di leggerezza nelle giornate di chi lavora e vive nella montagna valdobbiadenese.
Un avvistamento non comune che si aggiunge a quelli di tantissimi altri animali, in considerazione del fatto che ormai da diverse settimane quasi più nessuno si aggira per i boschi della zona montana di Valdobbiadene.
Tassi, cervi, cinghiali, caprioli, lepri e molti altri animali sono i protagonisti degli incontri serali di Adorno Rebuli, titolare del ristorante “Stella Alpina” di Pianezze e del famoso “Parco Avventura”, meta privilegiata di tanti bambini che con le loro famiglie, con gli insegnanti per una gita o con gli educatori dei centri estivi raggiungevano questo luogo per qualche ora di divertimento all’aria aperta.
Da alcuni mesi, a causa dell’emergenza Coronavirus, tutto questo non avviene più e le preoccupazioni per il futuro sono tante, soprattutto per chi ha fatto investimenti importanti e ha deciso di spostarsi a Pianezze per fa “rivivere” la montagna valdobbiadenese.
Le immagini del parcheggio di Pianezze pieno di macchine nei fine settimane estivi sembra un lontano ricordo, ma Rebuli è ottimista per natura e sta lavorando per farsi trovare pronto quando sarà autorizzato a riaprire la sua attività.
“L’avvistamento di un’aquila reale da vicino è stato emozionante – spiega Adorno Rebuli – ed è avvenuto mentre pulivo un sentiero sulla strada che porta al Cesen. Ho avuto la fortuna di vederla mentre beveva l’acqua e poi quando volava libera in cielo. Gli avvistamenti di animali selvatici ormai sono all’ordine del giorno e ci regalano un po’ di pace anche se, come imprenditori della montagna, siamo preoccupati”.
“Per il mio Parco Avventura – prosegue – ho perso tutte le gite delle scuole e ora punto sui centri estivi e i Grest. Qualche prenotazione è arrivata ma non abbiamo nessuna certezza sul periodo in cui si potrà tornare ad aprire. Ci stiamo attrezzando per assicurare il distanziamento sociale nelle nostre strutture, nelle quali penso ci chiederanno di mettere a disposizione dei clienti i guanti e le mascherine”.
“Purtroppo, si sta misurando con lo stesso metro l’emergenza in città, nei paesi e in montagna – conclude – Noi qui, a differenza delle città, possiamo garantire le distanze necessarie ad evitare i contagi e gli assembramenti: la situazione è molto diversa dalle zone urbane e speriamo che le istituzioni, che devono decidere per noi, si rendano conto di questo. Per sopravvivere come imprenditori della montagna siamo costretti a chiedere dei finanziamenti ma quanto potremo andare avanti così? Io sono ottimista ma spero che ci sia una diversificazione, altrimenti faremo morire il turismo nelle mostre montagne un’altra volta”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Adorno Rebuli/ Facebook – Luciano Fregonese).
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