Follo o Pollo? Vandalizzato il nuovo cartello nel cuore della Core Zone

Vandalizzato il nuovo cartello del Follo di Valdobbiadene

Dispiacere verso la mancanza di rispetto per l’identità paesana: è quello che si respira tra gli abitanti del Follo, borgo di Valdobbiadene che ha dato i natali al famoso matematico e  gnomonista Giovanni Follador.

Da qualche settimana è stato vandalizzato il nuovo cartello toponomastico posizionato dall’amministrazione di Luciano Fregonese a Santo Stefano, insieme a molti cartelli particolarmente curati.

La consonante F è stata infatti trasformata in P, perciò chi arriva da Soprapiana di Colbertaldo si trova costretto a leggere “POLLO” al posto di “FOLLO”.

Potrebbe essere una goliardata e via, peccato che il vecchio cartello, che si incontrava prima di arrivare al Follo provenendo da Guia, fosse stato spesso “vittima” della medesima “arte diseducativa”.

Per l’ennesima volta, dunque, il Comune si trova a spendere soldi pubblici per rimediare alla sciocca azione di una persona che pare divertirsi con poco. Peccato che il “writer” in questione non sappia che il borgo del Follo debba il suo nome ad un’importante storia economica di cui i residenti vanno fieri: l’antica arte della follatura della lana

In tutta la zona, grazie alla miracolosa presenza del torrente Teva e di un follo da battilana, costruito nel XV secolo da un certo Mathio de Lazero Folador, da Follina, su richiesta dei monaci cistercensi dell’abbazia, veniva svolta una delle operazioni più importanti del ciclo di lavorazione dei pannolana.

Dopo la cardatura il panno di lana, già filato, ordito, tessuto e lavato, veniva follato, ossia pressato attraverso particolari macchinari a forza idraulica (come quelli dell’antico follo del borgo di Santo Stefano), chiamati gualchiere o folli, che venivano installati sulla riva dei fiumi o dei torrenti, allo scopo di eliminare le imperfezioni della tessitura e per rendere il tessuto più compatto, spesso e resistente. 

Una fase molto importante della lavorazione della lana, quella della follatura, un rilevante “tassello” dell’archeologia industriale valdobbiadenese che non merita di essere messo in cattiva luce da “writer di poche spese”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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