Il loro motto è “Prenditi il tuo tempo”, ma a loro sono bastate 14 ore per completare il Cammino dell’Umanità sulle Colline Patrimonio dell’Umanità: Marco Mognon, fondatore dell’associazione Take Your Time di Valdobbiadene, e Silvia Guizzo, istruttrice, sono stati tra i primi a riportare le prime impressioni sul percorso del Cammino, inaugurato circa una settimana fa.
Cinquantun chilometri impegnativi, da Vidor a Vittorio Veneto, con un dislivello importante, sebbene diluito in un percorso lungo e sempre vario, sia come tracciato che come paesaggio. Silvia, che si è aggiunta dopo al collega, si è anche infortunata, ma ha continuato con ostinazione fino al traguardo.
Chiediamo a loro, abituati a trasmettere agli altri il piacere di camminare, più che di arrivare da qualche parte, com’è stata questa prima esperienza, tanto celebrata dai Comuni della core zone.
Allora, come vi è sembrato questo percorso?
“Il percorso tracciato da Giovanni Carraro è bellissimo. Il tratto più significativo, secondo me, è sicuramente quello che va da Vidor a Collagù, per via delle strade bianche. Ma in tutto il tragitto, fino a Vittorio Veneto, cambi visuale continuamente: prima Pianezze, poi la piana trevigiana, poi le colline, è un misto di scorci davvero magnifici. Naturalmente si passa anche in mezzo a tanti vigneti, che però sono estremamente curati e mostrano la parte migliore della viticoltura eroica”.
Cosa dovrebbe sapere un escursionista prima di affrontarlo?
“Dovrebbe sapere che da Vidor a Campea trovare dell’acqua è estremamente difficile. Certo, a Col San Martino si passa per un centinaio di metri in centro, così da poter acquistare dell’acqua, poi però non ne trovi più. Quindi conviene portare un buon numero di litri d’acqua”.
Ci si orienta facilmente?
“Il sentiero è ben tabellato. Abbiamo segnalato alcuni punti, pochissimi, da sistemare o aggiustare. Sarà un ottimo volano per il futuro di questo territorio”.
Secondo te quanto tempo dovrebbe impiegarci un escursionista medio per completarlo?
“Io credo che questo cammino dovrebbe essere affrontato in due tappe: la prima da Vidor a Follina, la seconda da Follina a Vittorio. Una persona mediamente allenata dovrebbe farcela a fare tutto in due tempi”.
Che consiglio daresti, in generale, agli escursionisti? Quali invece agli enti che l’hanno promosso?
“Il mio consiglio è quello di non sottovalutarlo: indossare scarpe da trekking e abbigliamento da montagna. Non si sa mai cosa arriva. Non è proprio il posto giusto dove camminare con gli infradito: alcuni tratti valicano anche dei precipizi, come sul Monte Baldo, per esempio.
Per le amministrazioni e le altre istituzioni che hanno voluto questo percorso, invece, consiglio invece di stimolare l’apertura di nuove strutture a livello di bed & breakfast lungo il percorso. Ce ne sono ancora poche”.
(Foto: per gentile concessione di Marco Mognon e Silvia Guizzo).
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