Si è chiuso ieri, giovedì 18 marzo, un lungo contenzioso tra un privato cittadino 47enne e il Comune di Valdobbiadene: quest’ultimo, in base a quanto ha riferito il legale dell’uomo, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Venezia a pagare circa 10 mila euro per i danni morali ed economici subiti dall’uomo negli ultimi otto anni.
La vicenda ha inizio nell’agosto 2012 quando R.B. era stato fermato dai carabinieri di Valdobbiadene che, dopo un accertamento con etilometro Seres, avevano riscontrato un tasso alcolemico pari a 3.70 g/l e, quindi, gli era stata attribuita la massima gravità della violazione, ossia il sequestro del veicolo e il ritiro della patente.
Di lì a poche ore l’uomo si era recato all’ospedale di Montebelluna per un accertamento mediante esami del sangue, che avevano però fatto emergere un esito totalmente opposto, ossia un valore di 0,1 g/l.
Rivoltosi immediatamente allo studio legale dell’avvocato Fabio Giuggioli, che proponeva opposizione anzitutto avanti al Giudice di Pace per ottenere la restituzione della patente, in attesa dell’esito del giudizio penale.
Nel corso del procedimento penale lo studio legale ha prodotto una perizia tecnica sullo strumento di rilevazione che ne aveva accertato l’inaffidabilità per carenza di idonee manutenzioni e verifiche, come da due pronunce già precedentemente emesse dal Tribunale di Treviso (di cui una relativa ad un fatto verificatosi circa due mesi prima), oltre ad una perizia medico-legale del dottor Pedoja, che evidenziava l’incompatibilità assoluta tra il dato dell’etilometro e quello ben più valido dell’accertamento con prelievo ematico effettuato di lì a poche ore.
La sezione penale del Tribunale di Treviso, nel 2015, aveva perciò assolto totalmente R.B. dall’imputazione, dichiarando che il fatto non sussisteva. Nel frattempo il Giudice di Pace aveva comunque accolto i motivi di ricorso, consentendo la restituzione temporanea della patente e l’eliminazione del sequestro amministrativo, che comunque aveva privato l’uomo della propria autovettura per tre mesi.
Ottenuta l’assoluzione in sede penale, l’uomo ha quindi citato in giudizio il Comune di Valdobbiadene per essere risarcito di tutti i danni ingiustamente patiti. Il Tribunale di Treviso ha però respinto la domanda, ritenendo che non vi fosse responsabilità da parte del Comune, dato che, al momento dell’accertamento, l’etilometro era in uso alla stazione dei carabinieri di Valdobbiadene, che quindi sarebbe stata da ritenersi eventualmente responsabile.
Dissentendo da tale ragionamento, l’avvocato Giuggioli aveva proposto l’immediato ricorso e, con sentenza di ieri, la Corte d’Appello di Venezia ha accolto la richiesta risarcitoria pari a circa 10mila euro, riconoscendo che ogni obbligo di manutenzione dell’etilometro era a carico del Comune di Valdobbiadene e non ai carabinieri, che non erano tenuti alle verifiche sullo stesso.
Lo strumento era infatti di proprietà della Provincia di Treviso, la quale aveva concesso l’etilometro in comodato d’uso al Comune di Valdobbiadene ma la convenzione tra i due enti prevedeva espressamente che gli obblighi di manutenzione e di verifica fossero a carico del Comune.
Non essendoci alcun contratto scritto stipulato tra il Comune e i carabinieri di Valdobbiadene, la Corte d’Appello ha ritenuto che la responsabilità sia totalmente a carico del Comune, che è stato quindi condannato a pagare le spese di giudizio per il primo ed il secondo grado, oltre a risarcire R.B. per i disagi subiti.
L’avvocato Giuggioli ha così esposto l’esito positivo della vicenda: “Si tratta di una sentenza importante perché ammette la possibilità di ottenere dei risarcimenti significativi da parte delle amministrazioni che si avvalgono di strumenti di rilevazione elettronica in ambito stradale non attendibili, come sempre più spesso viene riscontrato nelle sedi di giudizio“.
“La sentenza è altrettanto importante perché esclude di fatto la responsabilità di chi, come in questo caso i carabinieri, è tenuto solo periodicamente a poter utilizzare tali strumenti, alle cui manutenzioni e tarature devono provvedere i Comuni” ha concluso il legale.
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