La piccola frazione di San Giovanni di Valdobbiadene non sarà più la stessa dopo la scomparsa di Luca Vettoretti ma oggi, nel giorno dell’ultimo saluto al 28enne deceduto in un incidente stradale domenica scorsa (qui l’articolo), invece di concentrarsi sulla morte si è voluto celebrare la sua vita, che ha lasciato un segno importante nei cuori delle persone che lo hanno amato.
Nel cortile accanto alla chiesa parrocchiale di San Giovanni, dove si è tenuta la cerimonia funebre, oltre ai familiari di Luca c’erano circa 600 persone tra paesani e tanti giovani che hanno conosciuto il ragazzo nelle sue esperienze sportive, a scuola o in altre occasioni.
Difficile non commuoversi nei momenti in cui le sorelle Francesca e Ilaria, gli amici, il sindaco Luciano Fregonese e il professor Antonio Raia, suo insegnante alle scuole medie e membro della Valdosport, hanno ricordato il giovane calciatore che aveva riempito di gioia la vita delle persone incontrate durante il suo cammino.
“Certamente nulla sarà come prima qui – ha affermato don Remo Zambon, parroco di Bigolino e San Giovanni -. Mancherà il suo tratto gentile, la sua concretezza, il suo altruismo insieme alla famiglia, il suo amore per lo sport, il riferimento per gli amici e per i suoi cari. Un giovane nel pieno rigoglio dell’età, quando tutto dice esuberanza e volontà di vita, tanto da trovare una fidanzata e pensare al futuro con Irene. Ma se le parole degli uomini si frantumano in fredde sillabe prive di vigore, la Parola di Dio ha il sovraumano potere di alleggerire il peso di ogni sconfinato tormento e di illuminare di gioia anche il mistero della morte”.
Ad un certo punto dell’omelia don Remo, che ha detto che forse ora Luca sta giocando a pallone in una nuova squadra, si è rivolto ai tanti ragazzi presenti: “Cari giovani, mi permetto un consiglio: ho visto tante tragedie familiari segnate proprio dalla strada, e tante in ore notturne. Non è un rimprovero, perché anch’io dovrei imparare a guidare e a controllare la velocità (mi piace correre) e ad osservare tante altre norme. Quanti giovani sono stati pianti e poi tutto continua come prima, come se nulla fosse successo, come se alla giovinezza fosse autorizzata e giustificata ogni cosa, ogni esagerazione?”.
“Come se alla giovinezza tutto fosse permesso, dovuto e lecito senza rendersi conto che abbiamo dei doveri morali, affettivi, civici e sanitari e che la mia vita non è solo mia ma anche dei genitori, degli amici, della società e delle persone che amiamo – ha concluso -. Aiutiamoci, iniziando da noi adulti, ad evitare tutto ciò che può creare frizione fra noi e voi, perché troppi genitori piangono, troppe giovani vite non ci sono più. Se ci diamo una mano, sapremo certamente costruire un futuro migliore e allora vedrete che la dipartita di Luca diventerà una lezione per noi”.
Il sindaco Fregonese ha detto che per continuare a voler bene a Luca si dovrà amare e rispettare la vita, aiutandosi gli uni con gli altri nei momenti di difficoltà, come una comunità è capace di fare.
“Sei stato un giocatore esemplare, leale e rispettoso delle regole – ha affermato il professor Raia leggendo una lettera della Valdosport -. Non hai mai avuto problemi né con la tua squadra né con quella avversaria. Il gioco del calcio è stato per te l’occasione per instaurare rapporti di amicizia, come in allenamento così negli incontri di campionato. Per 9 anni sei rimasto legato ai colori bianco-celesti anche se per due volte abbiamo rischiato di perderti per avventure di livello tecnico superiore ma poi, puntualmente, rientravi là dove hai mosso i tuoi primi passi da calciatore. Sempre con il sorriso sulla bocca, eri un uomo spogliatoio”.
Sopra la bara di Luca la squadra ha messo la maglia con il numero 8 della Valdosport, perché per lui ci sarà sempre un posto nel gruppo.
Tra i tanti ricordi, l’amico Sergiu ha voluto far sapere che Luca in vita era felice: di vivere a San Giovanni, dove stava facendo i progetti per la sua futura casa, delle piantine che aveva appena messo in giardino, delle corsette al Piave, di cantare i suoi pezzi preferiti in macchina, di passare il tempo con la mamma, il papà, le sorelle e i nipotini che amava tanto, di avere trovato Irene e di aver iniziato a “mettere la testa a posto”, come diceva spesso.
“I pensieri e i ricordi di te sono tanti, le parole sono poche e riduttive sicuramente – hanno detto le sorelle – Sei stato uno zio fantastico, sempre pronto a giocare a calcio e sorridere insieme ai ‘to cei’. In qualsiasi cosa ci sei stato, in tutti i momenti della loro crescita. Se Giulio ed Enea sono così è anche per merito tuo. Hai sempre detto di ascoltarli, parlare con loro e ‘assarli far’ come d’altronde hai fatto tu. Come fratello sei indispensabile: il secondo angolo di un triangolo perfetto”.
“Ognuno è diverso ma con il suo ruolo – hanno concluso – Avevamo progetti insieme che hanno nuovamente confermato quanto ci fidiamo l’uno dell’altro. Dicevi che la vita è strana e a noi tre ha giocato brutti scherzi ma bisogna far le ‘robe fatte ben’ e in qualche modo noi tre ce la facciamo. Il passato può fare male, ma dal passato puoi scappare oppure imparare qualcosa. Ciao Luca”.
La cerimonia è finita con un breve momento nel quale, sulle note della canzone “Gente che spera” degli Articolo 31, le sorelle e altri parenti si sono abbracciati e hanno ballato.
Dopo il funerale, la famiglia di Luca ha invitato gli amici e le persone presenti ad un momento di condivisione, come era nello stile del giovane calciatore di San Giovanni che amava tanto la vita.
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