Non è una rarità incontrare i visoni durante una camminata nei pressi del fiume Piave o vicino ad altri corsi d’acqua dell’Alta Marca Trevigiana.
Nell’ultimo periodo non sono mancati gli “avvistamenti” a Valdobbiadene e Vidor ma anche a Pieve di Soligo e in altri Comuni del Quartier del Piave sono diverse le segnalazioni che hanno ad oggetto proprio questi animali.
Al momento il loro studio nel medio corso del fiume Piave è sotto gli occhi di Fabio Dartora, tecnico faunistico esperto nel monitoraggio della fauna selvatica, e di Dario Mezzetto, neolaureato in Scienze e gestione delle risorse faunistico ambientali, che si stanno impegnando nella raccolta di dati del visone americano nel fiume Piave.
“Il visone americano è un mammifero carnivoro della famiglia dei mustelidi – spiega Dartora – È strettamente legato ai corsi d’acqua e nel Trevigiano è una specie alloctona: le sue popolazioni derivano da esemplari fuggiti dagli allevamenti da pelliccia. Ora vivono anche lungo tutto il corso del fiume Piave e i suoi affluenti: non è ancora chiaro quanto sia dannoso il visone americano per le specie autoctone ma, vista la sua biologia e gli habitat che frequenta, merita sicuramente un’indagine specifica”.
Qualche settimana fa, non lontano dall’Orto Felice di Pieve di Soligo sono stati visti dei cuccioli di visone correre tra i campi e i corsi d’acqua, e ormai non si contano più gli incontri ravvicinati con questi animali in diversi luoghi del Trevigiano.
“In Italia nel 2020, tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Abruzzo, vengono allevati oltre 60 mila visoni l’anno – spiegano dalla Lav – Molti Paesi europei hanno già vietato l’allevamento di tutti gli animali ‘da pelliccia’: Austria, Slovenia, Croazia, Lussemburgo, Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania, Belgio”.
“Anche Olanda e Francia hanno annunciato che vieteranno questi allevamenti, rispettivamente dal 2021 e dal 2026 – concludono – I visoni, vittime dell’industria della pelliccia, sono stati colpiti anche dalla recente pandemia di Covid-19: milioni di animali sono stati infettati dall’uomo che ha introdotto il Sars-CoV-2 negli allevamenti dove il virus ha trovato condizioni ideali per replicarsi, mutare e tornare nell’uomo”.
(Foto: per gentile concessione di un lettore – Facebook – Dario Bordin).
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