Ieri, in occasione della Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, sono state ricordate tutte le persone che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale.
Anche nell’Alta Marca Trevigiana, grazie all’impegno dell’associazione Aifvs (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus), ci sono state delle iniziative per sensibilizzare la cittadinanza e per accendere i riflettori su questo dramma che accomuna tante famiglie che hanno perso i loro cari in queste tragedie della strada.
In un’intervista concessa a Qdpnews.it, la mamma di Serena Din (nella foto), giovane di Valdobbiadene scomparsa più di vent’anni fa a causa di un incidente stradale, ha voluto dare una testimonianza molto forte come segno di vicinanza alle famiglie che si trovano nella sua stessa situazione ma anche a tutti i ragazzi che sottovalutano il problema degli incidenti stradali.
Quanti anni fa ci ha lasciato Serena e che ragazza era sua figlia?
Sono trascorsi quasi 21 anni da quella tragica sera del 27 novembre 1999 in cui ci ha lasciato la nostra Serena, aveva soltanto 15 anni. Descrivere Serena è ripensare al suo sorriso eterno e sempre impresso nei nostri animi e nei nostri cuori. Serena era speciale, amava la vita, credeva nei suoi sogni e vedeva del buono in ogni persona che incontrava. Era caparbia, non rinunciava mai a dire la sua opinione, amava il confronto e il dibattito, non sopportava incomprensioni o disaccordi tra i suoi amici, voleva l’armonia ad ogni costo. Per la famiglia, per la scuola, per la parrocchia, per la società dava tutta sé stessa e sono rari i casi in cui la sua capacità e la sua empatia non abbiano avuto successo.
Era determinata, impegnata, vulcanica e piena di energia, trascinante e appassionata, specie con i più piccoli. Voleva il bene degli altri, perché solo così stava bene anche lei. Voleva diventare medico e svolgere un servizio di volontariato in Africa. Non le è stata data la possibilità di raggiungere questo grande obiettivo ma credo che abbia fatto del bene a tante persone in quei 15 anni di vita e che ora continui a farlo in chi la ricorda, in chi la vuole al suo fianco, in chi sente la sua mancanza e anche in chi non l’ha conosciuta. Forse, anzi sicuramente non ho detto tutto, ma ciò che sto riuscendo a dire in questo momento lo devo non solo a me, a mio marito e ai miei figli, ma anche a tutte quelle persone che ci hanno scritto lettere e messaggi di ogni genere ricordando la nostra Serena. A loro voglio dire ancora una volta grazie.
Come si può sopravvivere a una perdita così grande? Cosa vi ha aiutato come famiglia e cosa vi sentite di dire alle persone e alle altre famiglie che stanno vivendo un dolore come il vostro?
Perdere un figlio è sicuramente la prova più dura che un genitore nella vita possa affrontare. È inconcepibile sopravvivere alla sua morte, non è possibile nemmeno spiegare a parole cosa si sente spezzarsi dentro, non si è mai preparati ad un simile dolore. Non si vive, si sopravvive ma diciamo che, ancor più che sopravvivere, con il tempo si impara a convivere con questo dolore immenso. Alle famiglie, ai genitori che vivono in una situazione come la nostra non possiamo che offrire la nostra esperienza. Ci ha salvato la fede, la consapevolezza di non essere soli. Dio è con noi. La nostra certezza è che un giorno ci ricongiungeremo con Serena e staremo insieme per sempre.
Ci hanno salvato i familiari, gli amici, nostri e di Serena. Loro sono con noi e su di loro possiamo contare. Ci ha salvato Serena. Lei è con noi, è dentro di noi. Gli altri nostri figli sono con noi. Ed è per questo che ogni volta che vedo due neo-genitori dico a loro di mettere al mondo altre vite. Un figlio è il dono più prezioso e pieno che si possa ricevere ma i figli, al plurale, ti salvano la vita. Questo sono stati per noi prima Marco e poi Viviana. Questi pensieri ci danno la forza di continuare a vivere, ad amare, a gioire per i momenti ancora belli che la vita ci può regalare. Viviamo oggi per l’amore che abbiamo ricevuto e donato. Ed era proprio questo che Serena sosteneva nel suo ultimo tema di scuola, lasciandoci queste parole su cui ancora oggi riflettiamo: “Il dolore insegna, l’amicizia carica e sostiene, ma l’amore ti fa vivere”.
Cosa vi sentite di dire ai ragazzi che sottovalutano il tema degli incidenti stradali?
Ai giovani dico che la vita è una e loro meritano di viverla tutta. Sono le loro scelte a fare la differenza molto spesso. Sono le loro azioni a salvare vite o meno. È il loro senso di maturità e responsabilità ad avere grande influenza sul caso che pur esiste. A loro dico: “Evitate ciò che è evitabile”. Correre in auto non vi serve, guidare se siete stanchi o fuori di voi nemmeno. E oggi in questa pandemia come nella strada, evitate ciò che non è essenziale, fatelo per vivere domani insieme a chi amate. Lo dico a voi giovani quando in realtà ne abbiamo altrettanto bisogno noi adulti, se non di più. Lo dico a voi, perché non è vero che solo i genitori e gli adulti possono insegnare, ma anche voi potete e sapete insegnare a noi. Serena, giovane come voi, per noi è stata ed è una guida.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione della famiglia di Serena Din).
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