La Civica Endimione, gruppo di minoranza in consiglio comunale a Valdobbiadene, torna sul tema del “Regolamento Unesco” e non lesina le critiche ad uno strumento che, per i consiglieri di opposizione, andrebbe rivisto in alcuni aspetti.
L’occasione è stata utile per tracciare un bilancio di questo ultimo anno di impegno per la comunità nei limiti e nelle possibilità concesse ai gruppi di minoranza all’interno di un Comune.
In consiglio comunale la Civica Endimione è rappresentata dai consiglieri Simone Adami, Rita Zago e Fabio Callegaro.
“In questo ultimo anno di amministrazione – spiegano dal gruppo – la Civica Endimione ha voluto continuare fortemente sulla strada dell’opposizione responsabile, perché non ci sono mai piaciuti i ‘no a prescindere’, anche quando dall’altra parte venivano proposte progettualità utili alla comunità. Per noi questo è il giusto atteggiamento che le minoranze devono avere: riconoscere e favorire il bene della comunità prima di tutto”.
“Nel concreto – aggiungono – all’amministrazione guidata dal sindaco Luciano Fregonese abbiamo sempre fornito una nostra ‘visione’ e discusso le nostre ‘proposte e progettualità’ per Valdobbiadene. Non abbiamo mai nascosto le nostre perplessità in merito ad alcuni argomenti. Ribadiamo oggi, come al momento della sua adozione in consiglio comunale, la nostra ‘posizione critica’ rispetto all’adozione del Regolamento Unesco così come è stato concepito. Sempre più evidenti sono le difficoltà che incontrano i cittadini e le attività”.


“In particolare il settore agricolo è quello che ne risente maggiormente anche nelle semplici operazioni di manutenzione agraria – proseguono – Ci chiediamo come sia possibile conciliare l’attività delle normali manutenzioni agrarie con questo regolamento, che da una parte impone limitazioni importanti e dall’altra propone interventi di modifica del territorio che non trovano riscontro nel territorio stesso”.
La Civica Endimione invita i cittadini a porsi alcune domande: “Come faremo a reimpiantare viti nelle nostre colline afflitte dalla flavescenza, se non possiamo realizzare ciglioni anche piccoli per consentire una minima meccanizzazione? Come possiamo realizzare un impianto fotovoltaico sui nostri tetti (intervento libero – Decreto Draghi) per favorire l’utilizzo delle energie rinnovabili? Come faremo a contrastare la siccità se non potremo realizzare serbatoi sotterranei e microbacini per le acque meteoriche per uso irriguo? Come faremo a favorire il turismo se non consentiremo lo sviluppo delle strutture ricettive, attraverso il riuso dei rustici e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie? Possiamo permetterci lungaggini date da burocratismi e vincoli così stringenti?”.
“Sono domande che ci pongono i cittadini, gli imprenditori, insomma la società, e meritano risposte – continuano – L’Unesco può essere un valore aggiunto ma non può essere pregiudizievole allo sviluppo del territorio. Pensiamo ci possano essere elementi importanti di mitigazione: ad esempio semplificando il regolamento e garantendo maggiormente gli interventi liberi e diretti”.
“Vanno superati i vuoti normativi presenti nel regolamento stesso, in particolare nel settore turistico – precisano – In conclusione, deve essere fatta una revisione del regolamento per consentire a questo territorio di proseguire nello sviluppo della sua naturale vocazione agricolo-produttivo-turistica”.
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