La storia di Guglielmo Guicciardini, il “capitano” e l’ospedale per i poveri

L’ospedale e il testamento di Guicciardini – foto: Terra e Genio

Tanto conosciuto e celebrato il suo nome, quanto misteriosa la sua biografia. Guglielmo di Guicciardio, anche Guiccardone o Guiccardino, detto Rangone, vive intorno alla metà del XIII secolo.

I dati storici che riguardano uno dei benefattori più importanti di Valdobbiadene sono davvero scarsi.

Parliamo di un giureconsulto e capitano che, nel momento in cui redige testamento, risiede nella contrada di Santa Maria a Venezia.

Guglielmo, ultimo della sua stirpe, decide di destinare un lascito consistente proprio alla comunità di Valdobbiadene, affinché vi sia costruito un ospedale: uno dei più antichi d’Italia.

La Valdobbiadene del Duecento

Lotte dilaniano i comuni e le Repubbliche marinare, i primi cedono il posto alle signorie, mentre le seconde lottano per il predominio sulle vie commerciali.

Valdobbiadene, località amena, incentrata sull’agricoltura, è un castello alle dipendenze del comune di Treviso, dove a comandare è il capitano: Guglielmo Guicciardini è stato probabilmente uno di questi.

Stando a un codice del 1314, custodito nella biblioteca Capitolare di Treviso, Valdobbiadene è “un paese essenzialmente agricolo, le pendici dei suoi colli sono ricche di vite e di olivi, ed è percorso da strade a mala pena carreggiabili che collegano piccoli gruppi di case, per la maggior parte assai misere, ammucchiate attorno a chiese o cappelle”.

Il territorio è diviso in “regulae”. Oltre la regola “capitis plebis” ossia del centro, ci sono le regole “de Aron, Coldovredo, Sancto Vito, Martignago, Bigulino, Stana, Barboca, Guigla, Sancto Stephano, Collarcillo“, le future frazioni della città.

In questo periodo la popolazione è spesso esposta a incursioni e devastazioni. L’unica forma di assistenza, e non solo sanitaria, viene assicurata dai monaci degli ospizi e dei monasteri campestri.

L’istituzione dell’ospedale in “vallis Dobladinis“, si inserisce così nel grande movimento che nel Duecento è legato all’Ordine di Santo Spirio e al nome di Innocenzo III.

Per statuto, le funzioni di un “pio stabilimento” sono la cura degli infermi ricoverati, uomini e donne, delle partorienti e degli esposti, l’assistenza a domicilio dei malati nonché la distribuzione di nutrimento e di elemosine agli indigenti.

A tale modello si adeguerà l’ospedale di Valdobbiadene per volere implicito di Guicciardini, il quale stabilità fin dal principio che l’ente entri a far parte “dell’Ordine medesimo dell’ospedale di Ognissanti di Treviso”.

Il testamento

Nel 1259 Guilelmus Guizzardinus” detta le sue ultime volontà davanti al notaio Alberto Frare di Guia. Il testamento è registrato nella “Cancelleria Nova” del comune di Treviso e contiene precise disposizioni circa “la erezione di un ospitale in Dobladino” i cui eredi sarebbero stati i “poveri Cristi“, con obbligo agli esecutori testamentari, “messer prè Tisone di Dobiadine, messer Giovanni di Onigo, Donna Avenanzia, sua sorella, e Bonacursio, scrivano, suo nipote“, di “accogliervi tanti infermi quanti ne potesse mantenere la rendita”, che consiste in svariate proprietà sulla riva destra e su quella sinistra del fiume Piave.

Nel documento Guicciardini impone anche agli esecutori di erigerlo entro otto anni dalla sua morte, se ciò non fosse stato possibile, avrebbero avuto “pieno diritto e facoltà di costruirlo quelli dell’ospitale di Ognissanti di Treviso”.

In breve tempo l’edificio venne innalzato sulle pendici meridionali del colle di San Floriano, “su sei bubulcae di terra – unità di misura che corrisponde a un campo trevigiano – in Villa di Ronci“.

La prima pietra, benedetta dal vescovo di Padova Giovanni Battista Forzaté, sarà posata nel 1264, dall’arciprete di Valdobbiadene, pré Tisone.

Il nucleo originario “dell’ospitale Guicciardini” sorge nell’attuale frazione di Ron, luogo che “domina un vago, ridente ed esteso orizzonte: ventilato, aprico, comodo e salubre”.

Di fronte sarà inoltre costruita una chiesetta, intitolata a San Prosdocimo, con annessa “dimora per i Frati Ospedalieri”.

Nel testamento inoltre si trovano i primi cenni ufficiali riguardanti una chiesa intitolata a Santa Maria a Valdobbiadene.

(Foto: Terra e Genio).
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