Il terreno delle colline del prosecco nasconde sotto la sua superficie erbosa, collinare dei ritrovamenti straordinari. Sono infatti presenti in alcune zone delle colline di Valdobbiadene vere e proprie formazioni geologiche e fossili che portano alla luce un habitat composto da flora e fauna risalenti a milioni di anni fa, quando queste zone facevano parte di antichissimi fondali marini.
“All’interno di questo areale – spiega Nicola Geronazzo, enologo e viticoltore di Valdobbiadene – esiste una zona in particolare, in cui, passeggiando tra i filari, è possibile imbattersi in alcuni reperti fossili di conchiglie, ammoniti, ricci di mare e altri risalenti ad un’era geologica in cui queste terre erano ancora sommerse dal mare. Si tratta della zona denominata “Cartizze Alto” e limitrofi”.
Questi fossili emergono durante i lavori di sistemazione dei vigneti, sotto appena pochi centimetri di quella terra e di quel tempo che li hanno gelosamente custoditi.
“La presenza importante di questi fossili è testimonianza del fatto che l’origine di queste colline sia strettamente legata alla risalita di antichi fondali oceanici, contemporanea all’orogenesi delle Dolomiti – continua Geronazzo -. Questi terreni infatti, dal punto di vista della tessitura, sono composti da percentuali variabili di marne calcaree, ovvero rocce sedimentarie composte da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica (Dolomia), e arenaria, strati di sabbia densamente compressi, sono ricchi di minerali, poco fertili e ben drenanti”.
Una zona, quella delle colline Unesco, vocata ai ritrovamenti: basti pensare allo scavo del 1974 nella cava Codello, a Colbertaldo di Vidor, nella quale venne recuperato lo scheletro di un esemplare di Mammut, ora presente in esposizione al museo di storia naturale di Crocetta del Montello.
(Fonte: Francesco Pastro © Qdpnews.it).
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