E’ arrivata anche quest’anno l’Epifania e, come da tradizione, tutte le feste si porterà via. Peccato che in quest’inizio di 2018 la Befana abbia regalato fin troppo carbone ai Comuni di Valdobbiadene e Segusino. In queste ultime settimane, infatti, sono già numerose le chiusure di storici negozi. Difficile capirne le ragioni, sta di fatto che vedere così tante serrande chiuse fa riflettere e pone dei forti dubbi su un sistema economico sempre più monotematico.
Questo trend negativo è evidente soprattutto nel centro di Valdobbiadene, cuore del Prosecco Superiore. Il picco più alto si può notare nella centralissima via Garibaldi (nella foto al centro), dove nel 2018 non hanno più riaperto la macelleria “da Tiziano”, il vicino salone di parrucchiera e lo storico negozio in piazzetta Rosa di Carla Bronca, che è in vendita. Ma non è finita qui perché, salvo ripensamenti, il prossimo giugno farà le valige anche Donatella Mantoet, titolare di “Navì”, dopo tredici anni di attività a Valdobbiadene.
Spostandosi verso la sede municipale, in piazza Marconi è chiuso da tempo il bar-enoteca “Secco” ed è imminente un cambio di gestione del bar Roma. Anche via Celestino Piva, futura sede ospitante del municipio, in questi giorni ha perso il bar “Cristallo” e un altro storico protagonista: “Baratto alta fedeltà” (nella foto sopra) di Gianpietro Baratto, negozio specializzato in articoli elettronici ed elettrotecnici.
Nel centro di Segusino la situazione è meno drastica: resistono i bar, il giornalaio, le due cartolibrerie e l’unica macelleria ma, alla fine del 2017, ha chiuso il noto “casolin” (alimentari) di Mario Sartor (nella foto sotto), a due passi da piazza Roma, che è andato in pensione dopo ventidue anni di attività.
Ascoltando le voci di alcuni commercianti valdobbiadenesi è emersa una forte sfiducia nel futuro: una consapevolezza che appare evidente nella sempre più spoglia via Garibaldi. Molteplici le cause: il crack delle banche venete, gli affitti e le tasse in continuo aumento, la costante tendenza a fare compere nei centri commerciali o su internet, un’economia locale troppo focalizzata sul vino e poco aperta ad investire sull’ampia fetta di popolazione e di realtà economiche che di prosecco non vivono, senza trascurare un radicato egoismo o conservatorismo di alcuni, che rendono vano ogni tentativo di realizzare proposte a beneficio di tutti.
Una situazione generale sconfortante che sta spegnendo anche la coraggiosa determinazione dei pochi “storici” commercianti valdobbiadenesi. Ecco perché molti di essi hanno deciso di abbandonare il territorio d’origine, intraprendendo strade più motivanti e soddisfacenti.
I segnali negativi ormai sono evidenti, non è più tempo di far finta di nulla, se non si vorrà che si realizzi il drastico lascito pensionistico di Mario Sartor: “Meditate, Segusinesi, meditate, tra un po’ di tempo senza negozi vi trovate”.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
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