Grande successo di pubblico in occasione della rappresentazione teatrale di beneficenza “L’è stata colpa de na tega” andata in scena sabato 6 maggio, alle ore 20.30, nella palestra comunale di Onigo.
L’evento è stato organizzato dal Lions Club Valdobbiadene Quartier del Piave con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pederobba per aiutare l’associazione “Il puzzle della vita”, una realtà nata da un gruppo di nove famiglie della Pedemontana Trevigiana legate dalla necessità di combattere la paralisi cerebrale infantile.
Presenti il sindaco Marco Turato, il vicesindaco con delega alla cultura Sabrina Moretto, il consigliere comunale Maria Antonietta Perozzo, il presidente del Lions Club Valdobbiadene Quartier del Piave, Paolo Di Natale, insieme ai soci Luciano Grotto, Maria Elena Bortolomiol e Gianni De Bortoli senza dimenticare Alessia Michielon, madrina degli Alpini di Pederobba, e il mitico Mattia Mazzalovo.
A far ridere per più di due ore il numeroso pubblico presente in palestra ci hanno pensato gli attori della compagnia teatrale “Esterina Casòla”, una bella realtà del Quartier del Piave che sabato 13 maggio si esibirà al PalaCastanet di Santa Lucia di Piave.
Lo spettacolo “L’è stata colpa de na tega” racconta la vita all’interno di un’anonima ma tipica borgata negli anni ’50 con incontri, pettegolezzi, condivisione di gioie e problemi, sogni comuni di cambiamenti che difficilmente si realizzano.
“Allora come oggi – raccontano dalla compagnia teatrale -, i rapporti interpersonali sono difficili e basta un nonnulla, una ‘tega’ appunto, per scatenare un litigio che finirà per sconvolgere la tranquillità di una vita quasi interamente vissuta tra le quattro case del borgo”.
La vicenda delle acerrime “nemiche” Tilde e Speranza, querelata e querelante in una causa di diffamazione, le porteranno davanti al pretore che sarà costretto ad ascoltare degli “improbabili testimoni” prima di arrivare a decidere il delicato caso.
La commedia in tre atti, ideata da Dino Covolan, è stata apprezzata anche per la scelta di far parlare in dialetto i personaggi che hanno mostrato tutti i pregi e i difetti della “nostra gente”, quando il cellulare e il computer non condizionavano ancora la vita nelle campagne venete.
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