Scuole ancora alla prova. La dirigente Barazzuol: “Bisogna tenere la barra dritta, serve la collaborazione di tutti”

Oltre agli ospedali, la scuola italiana resta l’osservata speciale numero uno anche in questa nuova fase dell’emergenza Covid e, dopo l’ultimo Dpcm governativo, gli istituti scolastici italiani hanno dovuto affrontare una nuova serie di problemi per la previsione del regime misto di didattica digitale a distanza per il 75% e di didattica in presenza per il 25% degli studenti.

In un’intervista concessa a Qdpnews.it, il dirigente scolastico dell’Isiss “Giuseppe Verdi” di Valdobbiadene, Giuliana Barazzuol (nella foto), ha voluto fare un bilancio dei primi mesi di scuola, sottolineando gli aspetti positivi e le difficoltà incontrate dagli alunni, dalle famiglie e dai docenti che hanno dovuto affrontare una vera e propria rivoluzione nel modo di approcciarsi allo studio.

Come è ripartito l’Isiss “Giuseppe Verdi” di Valdobbiadene a settembre?

Siamo ripartiti mettendo alla prova l’organizzazione che avevamo studiato e preparato nei mesi precedenti, durante l’estate. Abbiamo attuato delle misure sia di tipo logistico che di tipo organizzativo che rispondessero alle esigenze dettate dalle norme anti-Covid. Seguendo tutti i vari passaggi, abbiamo fatto una verifica degli spazi e degli arredi che avevamo a disposizione. In un determinato momento, secondo le direttive che ci sono state date dagli organi competenti, avremmo avuto alcune criticità per alcune classi numerose (4 in particolare) per le quali non riuscivamo a garantire, con i banchi che avevamo a disposizione, le misure minime che in quel momento erano state indicate. Da qui la richiesta al ministero di avere dei banchi con le rotelle: ne abbiamo richiesti 120 pensando di poterli utilizzare anche in altri locali come i laboratori.

Rispetto alla possibilità di ritornare alla didattica a distanza la vostra scuola si era preparata per potenziare la connessione?

Ci eravamo mobilitati anche per questo con la consapevolezza delle caratteristiche tecniche e strutturali sia del nostro istituto sia della rete. Per questo ci siamo mossi già durante l’estate. Inoltre, abbiamo adeguato il nostro orario cambiando la scansione oraria per renderla uniforme tutti i giorni (prima non era così perché avevamo orari differenziati tra il martedì e il venerdì, che avevano un orario, e gli altri giorni della settimana). In collegio docenti abbiamo deliberato di uniformare la scansione oraria in tutte le giornate per ragioni didattiche, soprattutto per gestire meglio i recuperi nei famosi piani di apprendimento individualizzati, e per avere maggiore flessibilità oraria in ingresso e in uscita ma anche pensando a eventuali decisioni future. Ci siamo attivati anche per le classi che abbiamo spostato a Palazzo Piva (qui l’articolo).

Con la ripartenza della scuola il primo problema è stato quello del trasporto scolastico. Come lo avete affrontato?

Ci siamo confrontati fin da subito con il problema del trasporto che ha richiesto un’interlocuzione con l’azienda provinciale dei trasporti e comunque la scuola ha messo in campo delle risorse per andare incontro agli alunni che avevano delle difficoltà. Quando sono cambiate le indicazioni sulle distanze, non è stato più possibile ritirare gli ordini dei banchi con le rotelle ma noi abbiamo ragionato sul fatto che andranno comunque utilizzati per metodologie didattiche innovative, penso al tema dei laboratori, che prevedono lavori a gruppi con lo spostamento dei ragazzi. Questa è stata una fornitura ministeriale che abbiamo ritenuto di richiedere in un momento in cui sembrava necessaria per affrontare l’emergenza e che non ha richiesto delle spese da parte del nostro istituto.

Dopo il dpcm di sabato 24 ottobre e l’ordinanza ministeriale di lunedì 26 ottobre le cose cambiano ancora una volta.

Noi da mercoledì 28 ottobre dovevamo partire con la didattica a distanza per il 75% e quella in presenza per il 25%. Ci siamo riorganizzati ancora una volta nel giro di brevissimo tempo ma con una situazione nuova perché le indicazioni ministeriali, pur con la didattica a distanza, prevedono che i docenti debbano stare a scuola. Per questo ci troviamo a dover gestire sia classi in presenza sia classi a distanza, con i professori collegati alle reti informatiche della scuola nello stesso momento.

Come in molte altre scuole, abbiamo toccato con mano che la mole di dati necessari per la connessione di tutti, per una serie di implicazioni tecniche, non era adeguatamente supportata dal potenziamento che avevamo fatto in estate. La scuola si è immediatamente attivata per trovare una soluzione e il problema dovrebbe risolversi già dalla prossima settimana, anche se nella giornata di sabato le cose sono andate meglio.

Qual è stata la reazione dei docenti, degli studenti e dei ragazzi rispetto alle nuove criticità legate a questa nuova fase dell’emergenza Covid?

Soprattutto nella fase iniziale c’è stata collaborazione da parte di tutti ma, man mano che i problemi venivano fuori, si è riscontrata una crescente inquietudine nelle diverse componenti della comunità scolastica. Certamente ci sono delle ragioni di inquietudine e malcontento rispetto ad alcuni problemi che non sono stati ancora risolti. In ogni caso vorrei dire a tutti che la scuola si sta davvero attivando per risolvere i problemi che emergono anche se non si vede immediatamente il risultato che si attende.

È comunque il momento di mettere in campo quella collaborazione e quella pacatezza che servono a tutti per lavorare bene insieme. Siamo in un mare in tempesta e rischiamo di perdere la bussola: per questo è necessario che il timone sia tenuto saldamente in mano dal dirigente scolastico anche se tutti devono aiutarlo a tenere a la barra dritta per superare la tempesta.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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