“Un amministratore ha archiviato questo gruppo in data 26 luglio 2018. Non puoi creare post, mettere Mi piace, commentare o aggiungere altri membri, ma puoi comunque visualizzare tutti i post”.
Una comunicazione inaspettata che ieri pomeriggio ha spiazzato i 4.123 membri del gruppo Facebook “Sei di Valdobbiadene se…”. Il gruppo, infatti, è stato bloccato dai tre amministratori dimissionari fino a quando non ci saranno delle persone disposte a gestirlo nel modo più opportuno. Un gruppo spesso oggetto di liti dai toni violenti, dove la polemica o le provocazioni, anche verso l’amministrazione presieduta dal sindaco Luciano Fregonese, erano all’ordine del giorno.
Le motivazioni di questa presa di posizione sono state pubblicate in una lettera dai tre amministratori: “Il gruppo intende essere non un collettore di inutili e polemiche lamentele, bensì un’occasione per contribuire con proposte costruttive, volte al miglioramento del contesto civico, sociale e territoriale in cui viviamo. Questo era lo scopo primo e unico del gruppo. Purtroppo ci siamo resi che così non è più. E’ diventato un modo per sfogare la rabbia di chi non sa percorrere le vie giuste, un modo per fornire notizie ai giornali, un modo per far parlare di qualcosa o di qualcuno, un sistema per comunicare con la pubblica amministrazione, il bar virtuale di chiacchiere inutili e, a volte, deleterie. Questo a noi non sta bene, non ci identifichiamo più, non siamo l’ufficio reclami del Comune, non siamo gli intercessori con il sindaco o con l’amministrazione, tantomeno i suoi antagonisti. Dovevano esserci libertà, confronto costruttivo, idee, proposte”.
“Non ci possiamo ritenere responsabili per chi non sa o sa usare male lo strumento social – scrivono i tre amministratori dimissionari – Abbiamo deciso di cedere le redini a chi crede di poter gestire meglio queste 4123 ‘tastiere’. Abbiamo tentato di dialogare, di gestire, di intermediare con tutti nel modo più corretto possibile e con il poco tempo a nostra disposizione, portandolo via alle nostre cose e alle nostre famiglie. E solo perché crediamo (o credevamo) di poter fare qualche cosa di buono e di utile”.
Dialogo, confronto, libertà di espressione: parole ignote o dimenticate non solo nelle piattaforme virtuali, ma anche nella vita di tutti i giorni.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Fonte: web).
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