Vajont, la grande pietà umana della signora Giulia: fu lei a ricomporre il corpicino di Renza De Prà trasportato dalle acque del Piave

La diga del Vajont e il piccolo “memoriale” di San Floriano (Valdobbiadene)

“La mia nonna adottiva ha dato dignità a quel corpicino, si chiamava Giulia e la piccola ritrovata sul greto del Piave, a Bigolino, era Renza. Ne ricompose il corpo e per il funerale la preparò con cura“.

Un ricordo che riemerge dalla memoria della signora Valentina Tosello, che ha vissuto per tanti anni a Valdobbiadene e che abitava vicino alla signora Giulia. Infermiera dell’ospedale “Guicciardini” classe 1925 mancata nel 2017, un mese dopo la tragedia del Vajont, ebbe il grande cuore di ridare dignità ad una bambina di 10 anni vittima della brama di potere che causò ciò che accadde alle 22,39 del 9 ottobre 1963.

Fu tanta l’apprensione e immenso il dolore in quei giorni, a un mese dalla tragedia, perché nessuno sapeva chi fosse questa bambina senza nome, nessuno sapeva se avesse ancora una famiglia e se questa famiglia la stesse cercando o si fosse rassegnata come molti parenti di una parte delle vittime del Vajont di cui non è mai stato ritrovato un corpo o una parvenza anche minima di esso.

“Giulia mi raccontava di come le infermiere dell’ospedale di Valdobbiadene – ricorda la signora Valentina, che oggi vive a Padova -, si fossero mobilitate per trovare degli abiti adatti e poi la signora Giulia, la mia nonna adottiva, donò il vestitino della prima comunione di suo figlio, che al tempo aveva circa 14 anni”.

“Non so se la cugina di Renza (Grazia De Prà, ndr) sia ancora viva ma mi fa piacere condividere questi miei ricordi e assicurarle che la persona che per ultima ha accudito la piccola lo ha fatto con l’amore e che a distanza di anni era sempre viva nella sua e nella mia memoria”.

Renza De Prà era nata a Pieve di Cadore il 17 dicembre 1952, frequentava la prima media e, da qualche anno, risiedeva a Longarone in quanto il padre Angelo era un tecnico della Sade, la società costruttrice della diga del Vajont.

Un legame forte tra Valdobbiadene e la famiglia De Pra, che trova forza nelle parole di Grazia De Pra, cugina di Renza, pubblicate nel memoriale delle vittime del Vajont: “Dopo diversi giorni dal disastro, quando ormai si era persa ogni speranza di ritrovarne il corpo, qualcuno della famiglia lesse su un giornale la notizia che a Valdobbiadene era stato celebrato il funerale di una piccola vittima del Vajont. Era Renza, mani pietose l’avevano raccolta sul greto del Piave e l’avevano vestita di bianco. Renza era mia cugina, figlia di zio Angelo”.

A testimoniare il legame con Valdobbiadene, nella panoramica cornice di San Floriano, sono presenti tre targhette che ricordano Renza e le vittime del Vajont. La prima, in legno, è stata collocata il 21 novembre 1963; la seconda, in ottone, è stata inaugurata il 9 ottobre 2013, a cinquant’anni dai fatti; la terza, sempre in legno, è stata apposta pochi giorni fa in occasione del 60° anniversario della tragedia in cui persero la vita 1910 persone e 487 bambini.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati