La strada è tracciata: ricerca, tecnologia e innovazione hanno segnato un solco. La sperimentazione avviata da un paio d’anni e presentata venerdì 19 novembre nel corso del convegno tecnico organizzato da Confraternita e Fondazione Valdobbiadene Spumante non lascia spazio a dubbi: la risposta ai trattamenti in vigneto con fitofarmaci è l’acqua ozonizzata.
Ne è convinto il gruppo di ricerca che ha lavorato a OzoPlus Grape e OzoPlus Wine, progetti paralleli per una gestione sostenibile dei patogeni sia in vigneto che in cantina.
Il mercato e la sensibilità del consumatore richiedono con sempre maggior forza vini sani e rispettosi dell’ambiente. Le alternative ai fitofarmaci proposte sul mercato non sempre forniscono risultati accettabili in termini di efficacia.
Una di queste alternative è l’utilizzo in vigneto dell’ozono, sotto forma di acqua ozonizzata, una molecola ad elevata attività antimicrobica ad ampio spettro, ed enviromental frendly, in quanto non produce sottoprodotti nocivi per la salute umana né per l’ambiente. L’elevata volatilità della molecola è però causa del suo limitato effetto nel tempo, per cui l’ambiente, sanitizzato dall’ozono, può essere rapidamente ricolonizzato dai funghi patogeni.
Come prolungare allora l’efficacia del trattamento? “Mediante la combinazione con chitosano – ha spiegato Simone Vincenzi, docente di Enologia all’Università di Padova e referente scientifico del progetto OzoPlus Grape -, un polisaccaride naturale già noto per le sue proprietà come induttore di resistenza nelle piante. L’utilizzo di chitosano ad alto peso molecolare, che ha la capacità di formare un film sulle foglie dopo il trattamento, va inoltre a costituire una barriera meccanica contro la ricolonizzazione da parte dei funghi, con un prolungamento dell’effetto protettivo dell’ozono stesso”.
L’efficacia del trattamento è stata valutata nei confronti di uno tra i patogeni più importanti della vite, la Botrytis cinerea. I risultati inducono all’ottimismo: “Impatto zero sull’ambiente – ha aggiunto l’enologo Gianni Conte, consulente per i progetti OzoPlus – e sostenibilità economica”.
Un approccio totalmente innovativo che prevede pure l’applicazione di lieviti autoctoni per la riduzione dei solfiti in cantina: “I ceppi di lievito introdotti appartengono alla specie Starmerella bacillaris – ha chiarito Viviana Corich, docente di Microbiologia Enologica all’Università di Padova – e hanno attività antifungina. Una volta introdotti con i grappoli d’uva in cantina sono in grado di migliorare la qualità del vino durante la prima fase della fermentazione senza richiedere l’aggiunta di solfiti”.
Chiara Nadai, tecnico di laboratorio presso l’Università di Padova, ha infine fornito i risultati delle sperimentazioni con i lieviti, illustrando nel dettaglio, le varie fasi di verifica e le cinetiche di fermentazione.
“Sostenibilità e ricerca sono le direzioni verso le quali è necessario muoversi” ha ribadito il direttore del Consorzio di Tutela Conegliano-Valdobbiadene docg, DiegoTomasi, che ha seguito con interesse i lavori del convegno.
“È stata una serata interessante per i contenuti e per le ricadute che i progetti presentati avranno in futuro, tanto sulla viticoltura, quanto sul consumatore finale – ha detto Floriano Curto, presidente della Fondazione Valdobbiadene Spumante -. Stiamo andando verso una sostenibilità trasversale ed a tutto tondo, evocata dal consumatore, dal turista e soprattutto dalle nuove generazioni, verso le quali la Confraternita è particolarmente sensibile, e a cui pensiamo fattivamente con il nostro Premio di Studio. Sono onorato per la presenza del direttore, fresco di nomina, del Consorzio di Tutela, al quale Fondazione e Confraternita augurano buon lavoro. Diego Tomasi, forte delle sue competenze e di una profonda conoscenza del territorio saprà certamente elevare l’immagine di territorio e prodotto”.
Al termine del convegno la Fondazione, come da tradizione consolidata, ha consegnato i premi di studio a due neo laureati in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche. Si tratta di Roberta Fasolini – tesi di laurea “Stress idrico e re-irrigazione in Glera. Risposta fisiologica e recupero fotosintetico” – e di Luca Vendramin con la tesi di laurea “Influenza del poliaspartato di potassio sulla stabilità proteica”.
(Fonte e foto: Confraternita di Valdobbiadene).
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