Si è tenuto ieri sera, martedì 5 marzo, nella sala conferenze della Villa dei Cedri a Valdobbiadene, il convegno dal titolo: “Cinquant’anni di denominazione Conegliano-Valdobbiadene Prosecco: orgogliosi della nostra storia, progettiamo il futuro”.
Questa iniziativa, che aveva l’intento di celebrare la storia di un prodotto e di una denominazione che hanno reso famosi i colli di Conegliano e Valdobbiadene in tutto il mondo, è rientrata nel ricco programma di incontri previsto per i festeggiamenti legati all’Antica Fiera di San Gregorio, che si terrà nella patria del Prosecco Superiore dal 9 all’11 marzo prossimi.
La serata, introdotta e moderata dal vicesindaco di Valdobbiadene, Pierantonio Geronazzo, ha visto succedersi quattro importanti relatori che hanno fornito dei contributi per tracciare, secondo i rispettivi campi di competenza, i momenti più significativi della storia di un prodotto che è stato capace di rivoluzionare la vita di un intero territorio.
Dopo i saluti iniziali del sindaco di Valdobbiadene, Luciano Fregonese, il presidente del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Innocente Nardi, ha parlato del ruolo del Consorzio di Tutela come risorsa per le aziende vitivinicole e per le varie comunità. Il Consorzio, infatti, raggruppa tutte le categorie di produttori (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori) e ha concentrato il suo lavoro su tre aspetti principali: garantire e migliorare la qualità del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, salvaguardare la sua immagine e il marchio, sia in Italia che all’estero, oltre a promuovere correttamente la conoscenza del Docg. In seguito, sono state illustrate le tappe principali della storia di questo prodotto straordinario: dalla fondazione della Scuola Enologica di Conegliano, nel 1876, al riconoscimento a Denominazione di Origine Controllata per il Prosecco prodotto nei 15 comuni tra Conegliano e Valdobbiadene, nel 1969, fino al momento in cui, nel 2009, il Conegliano Valdobbiadene è diventato la 44esima Docg d’Italia.
Un percorso, quello per l’ottenimento della denominazione, che parla di un territorio vocato all’attività vitivinicola dove la glera ha potuto esprimersi al massimo e dove le tradizioni, lunghe tre secoli, hanno evidenziato un’integrità qualitativa che viene da molto lontano nel tempo. Il lavoro di tutela e di vigilanza contro le contraffazioni, che non accennano a diminuire, dimostra come gli imprenditori, gli amministratori e gli addetti ai lavori considerino questo prodotto un tesoro prezioso da custodire, proprio perché frutto di battaglie e sacrifici che hanno coinvolto tutte le comunità interessate.
Negli interventi successivi Diego Tomasi, ricercatore del centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano (Crea-Ve), e Leopold Saccon, architetto e urbanista coordinatore della candidatura Unesco delle Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, hanno parlato della storia di questa viticoltura di qualità e dei passi di avvicinamento verso l’ottenimento del riconoscimento Unesco per le colline di Conegliano Valdobbiadene come patrimonio dell’umanità.
“Abbiamo trovato molti avversari – spiega l’urbanista Leopoldo Saccon – contrari alla candidatura Unesco. I francesi hanno chiesto che la nostra candidatura fosse cancellata. Abbiamo dovuto rivedere i criteri d’iscrizione e i confini della zona, che sono stati ridefiniti. Successivamente abbiamo riscritto il dossier da presentare alla commissione Unesco, concentrandoci sulle zone dove le colline sono più ripide, aspetto caratteristico che ci riconosce tutto il mondo, e dove il paesaggio presenta degli elementi di indiscussa unicità. Ora il dossier è a Parigi e siamo in attesa di una nuova valutazione”.
La serata si è conclusa con l’intervento del professor Eugenio Pomarici, ordinario di economia e politica agraria al dipartimento Tesaf dell’Università degli studi di Padova, che ha analizzato l’evoluzione produttiva e il valore del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, una delle prime denominazioni italiane. Il professor Pomarici ha sottolineato alcuni dati importanti: 95 milioni di bottiglie vendute, 700/800 mila ettolitri, come volume di produzione, e 500 milioni di euro di valore della produzione per una sola denominazione, che è la prima Docg spumanti in Italia. Come continuare ad onorare questi 50 anni di successi? I concetti chiave, ribaditi più volte dal professore, non potranno che essere l’eccellenza di un prodotto e l’autenticità di un territorio e di un paesaggio che non hanno eguali in tutto il mondo.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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