Da alcuni giorni, la protezione civile Ana, l’Antincendio Boschivo di Valdobbiadene, Segusino e Revine Lago e l’Atr di Montebelluna sono al lavoro per ripristinare la fruibilità dell’ex ospedale “Guicciardini” di Valdobbiadene.
Le immagini del nosocomio valdobbiadenese che riprende vita hanno impressionato i cittadini di Valdobbiadene che ricordano con nostalgia gli anni in cui era aperto e con tristezza il momento in cui si è deciso di chiuderlo.
Da Anna Spinnato, ex sindaco di Valdobbiadene e attuale consigliere comunale d’opposizione con la lista “Valdo d’Italia e d’Europa, sono giunte delle considerazioni che si legano alle battaglie per tener aperto l’ospedale dei valdobbiadenesi, un presidio sanitario di cui in molti hanno sempre sottolineato il valore, a prescindere dalla chiusura.
“È bello pensare che l’ospedale di Valdobbiadene costituisca di nuovo un presidio per la salute dei cittadini – ha dichiarato Anna Spinnato – è importante che un immobile di valore, con stanze di degenza da due-tre letti, come riporta anche la stampa, venga fatto uscire dal degrado e dall’abbandono di questi anni”.
“Questo grande sforzo della sanità pubblica non va sperperato dopo l’emergenza – sottolinea il consigliere comunale di Valdobbiadene – ma deve costituire uno stimolo per un ripensamento complessivo sull’organizzazione della sanità e la valorizzazione della sanità pubblica, basata non solo sulle economie di spesa, ma su criteri nuovi, per non tornare dove eravamo, ma per fare un balzo avanti verso un sistema sostenibile, anche dal punto di vista sociale e ambientale”.
“La battaglia per salvare l’ospedale di Valdobbiadene aveva coinvolto tutta la cittadinanza – prosegue – ricordo ancora la catena umana che nell’aprile del 1993 diede vita al grande abbraccio dell’ospedale. Poi fino al 1999 si susseguirono iniziative a non finire. Nacquero progetti per dare una caratterizzazione all’ospedale di Valdobbiadene: il “Progetto Donna” per dare avvio ad un centro per la nascita e le difficoltà legate alla procreazione, un centro di day surgery, di chirurgia ortopedica ed altra chirurgia, in anni in cui questa pratica era solo agli inizi, e un centro per la riabilitazione cardiologica e neurologica, successivamente realizzato a Motta di Livenza”.
“L’ospedale di Valdobbiadene chiuse – conclude – come molti altri ospedali nella fascia Pedemontana Trevigiana, mentre nel Veronese i piccoli ospedali rimasero aperti per molti anni, e diversi lo sono ancora attualmente. Oggi questa terribile emergenza sanitaria, che avrà ripercussioni sull’intera organizzazione sociale ed economica della nostra comunità, ci insegni a cambiare la mentalità e gli obiettivi politici, a preoccuparci di valorizzare le conoscenze e le competenze, proteggere meglio i più deboli, prevenire investendo in ricerca, sanità cultura, a trasformare il nostro modo di vivere e di produrre, non solo per il profitto individuale, ma anche per il bene dell’intera comunità: qualcosa si muove in questo senso e questo ci rende fiduciosi”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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