Sono passati ormai due giorni dalla spettacolare nevicata di lunedì 28 dicembre: la coltre bianca che ha ricoperto il territorio dell’Alta Marca Trevigiana con più di 10 cm sta ormai svanendo, ma i benefici che ha apportato hanno fatto bene all’umore dei cittadini e anche alle coltivazioni, in particolare a quelle di Glera dal quale si ricava il Valdobbiadene Conegliano Docg.
La vite in questo periodo dell’anno si trova in uno stato di letargo: dalla caduta delle foglie, durante il periodo autunnale, si svuota dai liquidi (acqua, zuccheri, proteine) e li conserva nelle radici e nel fusto in attesa delle temperature tiepide e dei primi raggi del sole primaverili.
Per questo abbiamo chiesto all’enologo Nicola Geronazzo quali sono i benefici e gli effetti che ha la neve ha apportato sui vigneti delle Colline del Prosecco Unesco e se, e in quale modo, gli sbalzi termici climatici possono interessare la crescita della vite durante questo periodo dell’anno.
“È bene precisare che la precipitazione nevosa durante il periodo invernale rimane comunque, a seconda dei pareri personali, un evento positivo per quello che è l’equilibrio vegetativo e fisiologico del vigneto, come lo sono di fatto tutti quegli eventi meteo coerenti con la stagione corrente. Quindi non tanto per la singola vite, ma bensì per l’ecosistema del vigneto e quindi per tutti quei fattori (suolo, flora e fauna) che interagiscono con la vite e concorrono con essa alla qualità della produzione finale” spiega Geronazzo.
Con le basse temperature e con la copertura nevosa si attua un precesso “sterilizzante”, muoiono infatti molti parassiti della vite e insetti fitofagi e questo permetterà di ottenere, al disgelo, un ambiente più sano e pronto in vista della nuova annata.
“Dal punto di vista della gestione della vigna, invece, la nevicata è sempre ben vista dai viticoltori, essenzialmente per due motivi: il primo legato alla costante umidità che la neve impone alle parti legnose della pianta e quindi vengono facilitate le molteplici operazioni di potatura invernale e archettatura in vista della nuova fioritura; il secondo motivo è legato al fatto che la copertura erbosa, ovvero l’erba presente al di sotto della vite, viene di fatto “consumata” e quindi ritardati i primi sfalci primaverili” conclude l’enologo.
Un evento accolto con il sorriso dai viticoltori che, nonostante il disagio che la neve provoca al proseguo dei lavori in vigneto, facilita non di poco le operazioni stagionali in esso. Al contrario, ciò che non è un benefico per la vigna e per l’agricoltura in generale sono le repentine estremizzazioni meteo che sono sempre più frequenti negli ultimi decenni.
(Fonte: Francesco Pastro © Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
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